<p align="center" style="text-align:center"><span style="font-size:12pt"><span style="background:white none repeat scroll 0% 0%"><span style="line-height:150%"><span style="vertical-align:baseline"><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span lang="IT" style="border:none windowtext 1.0pt; font-size:16.5pt; padding:0cm"><span style="line-height:150%"><span georgia="" style="font-family:"><span style="color:#292929">Fathi Nagga</span></span></span></span></span></span></span></span></span></p>
<p align="center" style="text-align:center"><span style="font-size:12pt"><span style="background:white none repeat scroll 0% 0%"><span style="line-height:150%"><span style="vertical-align:baseline"><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><em><span lang="IT" style="border:none windowtext 1.0pt; font-size:16.5pt; padding:0cm"><span style="line-height:150%"><span georgia="" style="font-family:"><span style="color:#292929">Dove va la Tunisia?</span></span></span></span></em></span></span></span></span></span></p>
<p align="center" style="text-align:center"> </p>
<p> Dove va la Tunisia e cosa ci attende nel futuro non lo sappiamo ancora. La giovane Tunisia liberata riuscirà a realizzare il passaggio verso la democrazia? Il paese è entrato in una delicata quanto fisiologica fase di passaggio oppure in una crisi pericolosa di cui non si intravede la via d’uscita? Quali sono le difficoltà che incontriamo e incontreremo ancora a lungo per sbarazzarci di tutti i residui e della pesante eredità del nostro oscuro passato? Sono queste le domande che ogni comune cittadino, ogni intellettuale e ogni militante politico si pone, osservando e “vivendo” la nuova Tunisia che muove incerti passi, malfermi.<br />
I partiti, i sindacati, gli intellettuali ed altre figure sociali si situano con evidenti difficoltà nella nuova realtà, creatasi dopo la rivoluzione del mese scorso, rapida, fatta da giovani estranei a qualsiasi militantismo politico, volutamente senza bandiera.<br />
A spingerli in strada una sola terribile motivazione: l’esasperazione nel sentire continue e inutili promesse, palesi prese in giro, di subire vessazioni quotidiane grandi e piccole.<br />
Ha passato loro il testimone un giovane come loro, che si era ribellato all’ennesima umiliazione dandosi fuoco. In un tempo record, e senza avvisaglie, eccoci liberi da una dittatura da cui noi non abbiamo saputo (o potuto o voluto) liberarci, né da giovani – al tempo di Bourguiba – né da adulti – nel ventennio di Ben Ali.<br />
Eccoci liberi: i giovani ci hanno offerto una libertà che nessuno s’aspettava e ce l’hanno affidata (pur continuando a vigilare sulla loro conquista): ma la sua gestione ci riesce assai difficile . Alcuni rappresentanti dei partiti si sono proposti quali protettori di questa rivoluzione, si sono uniti a quel primo governo provvisorio di cui facevano parte vari rappresentanti del vecchio regime: il popolo – e di nuovo i più giovani in prima fila – si è ribellato di nuovo mentre alcuni intellettuali – per ragioni diverse – lo sostenevano. Il popolo l’ha spuntata di nuovo ed il governo ha subito dei rimpasti, proponendo una nuova formazione. Anch’essa non riscuote il consenso generale.<br />
D’altra parte, con un governo transitorio formato da personaggi sconosciuti ai più e che non esitano a fare promesse – spesso oggettivamente irrealizzabili – al popolo e in nome del popolo… Come non dare torto ai molti scettici? Il popolo – silente da sempre – oggi urla la sua rabbia e le sue rivendicazioni, grandi, piccole, leggittime o francamente assurde.<br />
Nei posti di lavoro e nelle amministrazioni si è intanto scatenata la “caccia all’uomo”, al responsabile odiato, al superiore severo da cacciare subito, dopo un rapido processo sommario.<br />
Ne è un esempio emblematico quanto succede nel nostro istituto (Istituto Superiore delle Scienze Umane di Tunisi).<br />
I Direttori di tutti gli Istituti sono sempre stati designati dal governo e sono membri del Partito di Regime. Dopo la sospensione di esami e lezioni durante le settimane più drammatiche della rivoluzione, il 24 gennaio 2011 il Direttore ha convocato tutti i docenti per una riunione in cui si decidesse del futuro dell’anno accademico e ovviamente della Direzione dell’Istituto. Nel suo discorso il Direttore ha dichiarato di essere pronto ad abbandonare il suo incarico, a dare le dimissioni assicurando la transizione e il passaggio delle consegne nelle migliori condizioni. Dopo una lunga e accesa discussione in cui volavano accuse dirette o velate a Tizio o a Caio, e si susseguivano le confessioni dell’uno o dell’altro di collaborazionismo “forzato” col vecchio regime per le ragioni più diverse, si è convenuto di lasciare il Direttore “compromesso” al suo posto, anche perché mancavano soltanto due mesi allo scadere del suo mandato e per assicurare il buon funzionamento dell’Istituto sarebbe stato più conveniente un cambio di direzione meno traumatico.<br />
Tutti si sono offerti – sindacati compresi – di garantire ed appoggiare questa soluzione. Si sono svolti gli esami e sono riprese – assai timidamente – alcune lezioni ma coloro che garantivano protezione al passaggio meno brusco della Direzione sono stati i primi ad organizzare comizi contro il Direttore e contro gli altri responsabili (segretario generale ed economo) per destituirli giustificandosi affermando che sono gli studenti che non li vogliono quando in realtà gli studenti non hanno ancora ripreso a frequentare regolarmente le lezioni. Abbiamo passato tutta una settimana a discutere sull’opportunità di destituire o meno un Direttore che dovrebbe partire normalmente e definitivamente fra tre settimane.<br />
Risultato: fino ad adesso non abbiamo ricominciato né ad insegnare né a capire dove stiamo andando in questo Istituto. Davanti a tutta questa agitazione, Rettore e Ministero stanno a guardare senza prendere nessuna posizione a riguardo.<br />
L’esercizio della democrazia è molto difficile dovremmo prima chiarire a noi tutti che cosa è la democrazia. A tutti noi senza eccezione.<br />
La nuova televisione post-rivoluzione continua come ha sempre fatto a produrre trasmissioni senza senso. Invita spesso persone che urlano e gridano la libertà. Assistere a un dibattito confonde spesso le poche idee e mina le deboli convinzioni.<br />
Sulle pagine dei giornali molti testimoniano dei tempi passati (sotto Bourguiba e Ben Ali) e pochi si avventurano a parlare del futuro. Si fanno vedere i patrimoni e le ricchezze rubate al paese dal vecchio dittatore si promette di recuperarli senza spiegare alla gente semplice quanto sia difficile (o impossibile) questa operazione.<br />
L’unico partito che sembra già organizzato e ha più o meno le idee chiare è di matrice islamica e fa paura a tutti.<br />
Nel paese quotidianamente c’è almeno una manifestazione pacifica e spesso non si capisce chi l’organizzi. Nessuno è capace di dare un’informazione giusta. E’ stata attaccata la sinagoga di Tunisi ed è stato sgozzato un prete polacco. Alcuni dicono che ne sono responsabili gli islamisti, altri dicono che sono gli irriducibili della milizia dell’ex partito al potere e altri ancora affermano che dietro ci sono partiti politici che non hanno ancora avuto un’autorizzazione e vogliono con atti terroristici fare pressione al governo transitorio.<br />
La confusione generale regna sovrana, e trovare il bandolo della matassa non sarà affatto semplice. Uomini di buona volontà cercasi. </p>