<p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&nbsp; &nbsp; Nel corso del XX secolo il lavoro in letteratura &egrave; stato esaminato di rado come una costante tematica avulsa dal contesto extraletterario e dalla biografia dell&rsquo;autore. Romano Luperini ha scritto che il &laquo;tema &egrave; un contenuto della realt&agrave; extratestuale e dell&rsquo;immaginario (tanto dell&rsquo;autore quanto del lettore) che ritorna in op</span>ere diverse&raquo; e non un &laquo;archetipo fuori della storia, impermeabile alle ideologie e alle visioni del mondo religiose, politiche e filosofiche&raquo;<a href="#_ftn1" name="_ftnref1"><!--[if !supportFootnotes]-->[1]<!--[endif]--></a>: <span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">ci&ograve; vale specialmente per il lavoro, e in modo particolare nel secolo scorso. Bench&eacute; siano portatori di forme e motivi ricorrenti, molti racconti letterari novecenteschi del mondo del lavoro mostrano infatti alcune specificit&agrave; &ndash; quali il presentarsi come scritture testimoniali che instaurano un patto autobiografico esplicito (pi&ugrave; o meno autentico) con il lettore, le dispute critiche e i condizionamenti ideologici ed editoriali con cui i loro autori hanno dovuto fare i conti &ndash; che per essere ricostruite richiedono talora un&rsquo;indagine di tipo storico-sociologico e di non limitarsi all&rsquo;analisi di un unico campo letterario.<o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&nbsp; &nbsp; Pertanto, differendo momentaneamente un confronto sistematico con i testi per acquisire strumenti nuovi con cui tornarvi, questo breve contributo &egrave; dedicato ai discorsi che accompagnarono l&rsquo;affacciarsi al mondo letterario degli scrittori operai d&rsquo;inizio Novecento, poco studiati in Italia a vantaggio di stagioni pi&ugrave; feconde e di autori pi&ugrave; significativi, eppure utili a comprendere dinamiche simili riscontrabili anche nel secondo dopoguerra. <o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&nbsp; &nbsp; Dato il carattere sovranazionale di questi dibattiti, pur mirando a considerare il campo italiano della prima met&agrave; del XX secolo e a compararlo in primis con quello francese per farne risaltare le peculiarit&agrave; rispettive, &egrave; necessario richiamare pi&ugrave; estesamente il contesto europeo nel quale si discussero la necessit&agrave; e la legittimit&agrave; di un fenomeno che nei primi decenni del Novecento apparve nuovo e acquist&ograve; in breve tempo grandi proporzioni: la letteratura dei &lsquo;proletari&rsquo;. Dal XIX secolo tale appellativo designa prevalentemente i lavoratori urbani salariati non detentori della propriet&agrave; dei mezzi di produzione ma i pi&ugrave; pronti, secondo la teoria marxiana, a intraprendere azioni rivoluzionarie. Cos&igrave;, se i</span><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> non scrittori di professione che hanno provato l&rsquo;esigenza di scrivere del proprio lavoro sono sempre stati giudicati in base all&rsquo;appartenenza a una classe tradizionalmente esclusa dalla scena della cultura ufficiale, al principio del XX secolo &ndash; e soprattutto dopo la rivoluzione d&rsquo;Ottobre &ndash; essi trovarono una disponibilit&agrave; nuova a esservi ammessi a patto di intraprend</span>ere una lotta di affermazione politica anche nel campo letterario. Come ha sottolineato lo storico della letteratura proletaria francese Michel Ragon, agli inizi del Novecento non solo l&rsquo;operaio ma anche &laquo;[l]&rsquo;&eacute;crivain ouvrier passa donc du&nbsp;r&ocirc;le de ph&eacute;nom&egrave;ne &agrave; celui de guide, d&rsquo;annonciateur&raquo;<a href="#_ftn2" name="_ftnref2"><!--[if !supportFootnotes]-->[2]<!--[endif]--></a>.</p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT">1. A cavallo della rivoluzione d&rsquo;Ottobre: corrispondenti operai e Proletkult tra la Russia socialista e la Torino di Gramsci<o:p></o:p></span></i></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&nbsp; &nbsp; Negli anni Dieci e Venti del Novecento, al centro di un dibattito internazionale di matrice socialista non vi era tanto la &lsquo;letterariet&agrave;&rsquo; dei racconti di vita e di lavoro scritti da autodidatti quanto la pi&ugrave; generale questione della capacit&agrave; creatrice autonoma del proletariato o della sua dipendenza culturale e ideologica dagli intellettuali borghesi. Sia Lenin &ndash; che aveva auspicato una letteratura di partito fino dal 1905 e che contrast&ograve; in ogni modo le posizioni di Pletnev e di chiunque sostenesse che l&rsquo;ideologia proletaria poteva essere elaborata solo dagli stessi lavoratori &ndash; sia Trockij affermarono a pi&ugrave; riprese che essi non avevano i mezzi per produrre una propria letteratura di classe, per la quale era necessario seguire i consigli dei rivoluzionari e degli scrittori suoi &laquo;compagni di strada&raquo;. Intrecciandosi al dibatti</span>to pi&ugrave; specificamente letterario, quello sulla cultura proletaria segu&igrave; in molti altri paesi quanto accadeva in Russia, svolgendosi in parallelo alle grandi campagne rivolte al reclutamento dei cos&igrave; detti rabcors, i &laquo;corrispondenti&nbsp;operai&raquo;, promosse gi&agrave; negli anni Dieci dalla &laquo;Pravda&raquo;, e compiendo una parabola equivalente a quella del Proletkult<a href="#_ftn3" name="_ftnref3"><!--[if !supportFootnotes]-->[3]<!--[endif]--></a> che conobbe una diffusione enorme ma venne smantellato gi&agrave; all&rsquo;inizio degli anni Venti.<span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&nbsp; &nbsp; Anche in Italia, prima dell&rsquo;ascesa del regime fascista, alcuni uomini di cultura socialista e comunista rivolsero la loro attenzione alle scritture dei proletari, con un interesse specifico per il racconto del lavoro operaio che smentisse gli stereotipi miserabilisti di stampo cattolico e la pruderie per le abiezioni della plebe alimentata dai feuilleton ottocenteschi. Il pi&ugrave; importante tra questi fu senz&rsquo;altro Antonio Gramsci, il quale fece pubblicare novelle e poesie operaie su &laquo;l&rsquo;Ordine Nuovo&raquo; settimanale (1919-1921), che si definiva &laquo;il gi</span>ornale dei consigli di fabbrica&raquo; e che poi divenne dal 1921 il quotidiano del Partito comunista. Per esempio, nel numero del 14 agosto 1920 un breve articolo intitolato Arte e lavoro esortava gli artisti ad abbandonare l&rsquo;arte borghese e a dedicarsi al mondo operaio perch&eacute; &laquo;nulla &egrave; bello al pari del bel lavoro&raquo;<a href="#_ftn4" name="_ftnref4"><!--[if !supportFootnotes]-->[4]<!--[endif]--></a>. Il 28 agosto 1920 si pubblicava invece un intervento di Lunaciarskij che presentava la Cultura proletaria<a href="#_ftn5" name="_ftnref5"><!--[if !supportFootnotes]-->[5]<!--[endif]--></a> come una &laquo;cultura di classe&raquo; e poi, nel numero del 23 ottobre 1920, il documento del II Congresso dell&rsquo;Internazionale Comunista dal titolo Per la cultura degli operai (Manifesto dell&rsquo;Ufficio Internazionale di Cultura Proletaria)<a href="#_ftn6" name="_ftnref6"><!--[if !supportFootnotes]-->[6]<!--[endif]--></a> che incitava all&rsquo;organizzazione di movimenti e congressi di &laquo;Cultura Proletaria&raquo; in tutte le nazioni, poich&eacute; &laquo;l&rsquo;arte, la poesia proletaria, il romanzo, [&hellip;] tutto pu&ograve; servire come strumento di propaganda magnifica&raquo;. Faceva propria quest&rsquo;attenzione il testo attribuito a Gramsci stesso apparso il 5 febbraio 1921 nella rubrica Vita del giornale col titolo Corrispondenti d&rsquo;officina, in cui si legge:<o:p></o:p></p> <p class="citazione" style="margin-left: 40px;"><span lang="IT">Che il giornale comunista sia letto da molti operai &egrave; una buona cosa, ma quello c</span>he importa &egrave; che gli operai comunichino con esso, che un riflesso immediato e continuo della vita loro essi facciano in modo che ci sia sempre nel &laquo;loro&raquo; giornale.<a href="#_ftn7" name="_ftnref7"><!--[if !supportFootnotes]-->[7]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">In tali appelli emergono chiaramente le priorit&agrave; della stampa socialista di quegli anni: attrarre lettori e collaboratori, raccogliere informazioni preziose sulla quotidianit&agrave; della vita e del lavoro operaio, arruolare militanti. L&rsquo;&laquo;Ordine Nuovo&raquo; incoraggi&ograve; simili contributi attraverso rubriche quali <i>Vita d&rsquo;officina</i>, <i>Commenti proletari</i>,<i> Vita proletaria</i> gi&agrave; prima delle risoluzioni del Komintern riunitosi nell&rsquo;estate 1921 e della circolare <i>Collaborazione operaia </i>firmata da Zinov&rsquo;ev, allora presidente del Comitato Esecutivo dell&rsquo;Internazionale Comunista, che il quotidiano italiano pubblic&ograve; il 30 ottobre 1921. La circolare promuoveva la ripresa di quanto si era verificato in Russia dieci anni prima, quando la &laquo;Pravda&raquo; consacrava almeno la &laquo;met&agrave; delle sue colonne alle lettere degli operai e delle operaie&raquo; e &laquo;met&agrave; del giornale era interamente scritto da operai, soldati, marinai&raquo; desiderosi di descrivere &laquo;la vita e l&rsquo;azione che si svolgevano nelle officine, nei laboratori, nelle caserme, nei quartieri operai&raquo;. Nel documento di Zinov&rsquo;ev si affermava anche la necessit&agrave; di rielaborare e correggere gli scritti dei corrispondenti operai, di accompagnarli con caricature e fotografie o con poesie e racconti &laquo;perch&eacute; tutto ci&ograve; che &egrave; scritto in una forma letteraria o semi-letteraria &egrave; m</span>olto accessibile alla massa che lo legge con molto piacere&raquo;, uno scopo raggiungibile per&ograve; solo suscitando con ogni mezzo le scritture operaie e formando redattori &laquo;incaricati solamente di rivedere e di correggere le lettere degli operai&raquo;.<a href="#_ftn8" name="_ftnref8"><!--[if !supportFootnotes]-->[8]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><s><o:p></o:p></s></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Come &egrave; stato ricostruito da Cesare Bermani<a href="#_ftn9" name="_ftnref9" style="mso-footnote-id:ftn9"><sup><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" style="font-size:12.0pt; line-height:107%;font-family:Constantia;mso-fareast-font-family:Constantia; mso-bidi-font-family:Constantia;color:black;border:none;mso-ansi-language:IT; mso-fareast-language:FR;mso-bidi-language:AR-SA">[9]</span></sup><!--[endif]--></span></sup></a>, si devono a Gramsci alcuni degli interventi non firmati che presentavano sul giornale testi di lavoratori o ne incoraggiavano l&rsquo;invio. Tra i primi, il brano <i>Presentazione di uno scrittore proletario</i> pubblicato nel dicembre 1919 accanto alla novella <i>Un uomo nel fosso </i>(<i>L&rsquo;Homme tomb&eacute; dans un foss&eacute;</i>) del francese Lucien Jean (pseudonimo di L. Dieudonn&eacute;, di professione impiegato). Non trattandosi di un autore operaio e non descrivendo il testo direttamente il mondo del lavoro, l&rsquo;anonimo introduttore si chiedeva: &laquo;In qual senso si pu&ograve; dire di uno scrittore ch&rsquo;egli &egrave; uno &lsquo;scrittore proletario&rsquo;&raquo;?. E proseguiva:<s><o:p></o:p></s></span></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT">Lucien Jean, lo scrittore che presentiamo oggi ai nostri lettori, non era un operaio della grande industria, non era nemmeno un militante del partito dei lavoratori, ma nei suoi scritti noi troviamo egualmente una limpida intuizione dei fondamentali elementi costitutivi della coscienza e del pensiero proletario. Questa intuizione veniva a lu</span>i senza dubbio dalla vita, dominata tutta da quella che si potrebbe chiamare e che il Sorel chiama una &laquo;vocazione laboriosa&raquo;. Il lavoro pesante di un impiego umile accettato con tranquilla serenit&agrave;: lo studio e l&rsquo;arte come mezzo per raggiungere uno sviluppo personale completo, non fonte e sintomo di squilibrio interiore, ma espressione dell&rsquo;armonia di un vivere operoso.<a href="#_ftn10" name="_ftnref10"><!--[if !supportFootnotes]-->[10]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">In questa fase della vita del giornale, e in un periodo non semplice per il movimento operaio, si poneva perci&ograve; l&rsquo;accento sull&rsquo;idea che il popolo potesse riscattarsi attraverso il lavoro, lo studio e l&rsquo;arte cos&igrave; come il protagonista del racconto si tira fuori dal fosso con &laquo;[u]n grande sforzo lento, risoluto&raquo; e non violento. Di segno simile furono molti dei testi pubblicati nei due anni seg</span>uenti, come le otto novelle inviate dall&rsquo;operaio metallurgico Giuseppe Nicolo, i contributi della &laquo;guardia rossa&raquo; Giuseppe Frongia &laquo;Operaio licenziato dalla &lsquo;Michelin&rsquo;&raquo;<a href="#_ftn11" name="_ftnref11"><!--[if !supportFootnotes]-->[11]<!--[endif]--></a> o le poesie del &laquo;compagno Bonino, uno dei migliori militanti delle file comuniste&raquo;<a href="#_ftn12" name="_ftnref12"><!--[if !supportFootnotes]-->[12]<!--[endif]--></a> di Torino, anch&rsquo;egli operaio metallurgico: tutti militanti &lsquo;certificati&rsquo;, autori di testi &lsquo;esemplari&rsquo; dal punto di vista del messaggio e dai toni mai troppo aggressivi; che venivano difesi anche dagli attacchi al loro valore letterario proprio in quanto &laquo;espressione autonoma di un sentimento popolare che cerca la sua forma in s&eacute;&raquo;.<a href="#_ftn13" name="_ftnref13"><!--[if !supportFootnotes]-->[13]<!--[endif]--></a><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none">Dai primi mesi del 1921, l&rsquo;&laquo;Ordine Nuovo&raquo; si trov&ograve; anche a sostenere l&rsquo;Istituto di Cultura Proletaria di Torino, favorito da Gramsci e da Zino Zini, il quale stese il programma d&rsquo;intenti della nuova istituzione &laquo;secondo le direttive del Proletcult internazionale&raquo;.<a href="#_ftn14" name="_ftnref14"><!--[if !supportFootnotes]-->[14]<!--[endif]--></a> Nel 1922 l&rsquo;Istituto si fregi&ograve; ufficialmente del titolo di &laquo;Sezione del Prolet-Cult internazionale di Mosca&raquo;,<a href="#_ftn15" name="_ftnref15"><!--[if !supportFootnotes]-->[15]<!--[endif]--></a> band&igrave; un Concorso letterario riservato agli operai<a href="#_ftn16" name="_ftnref16"><!--[if !supportFootnotes]-->[16]<!--[endif]--></a> e mand&ograve; in stampa una plaquette che si discostava dalle altre scritture di lavoratori promosse fino ad allora: la raccolta era firmata &laquo;1+1+1=1&raquo; e aveva per titolo Dinamite. Poesie proletarie.<a href="#_ftn17" name="_ftnref17"><!--[if !supportFootnotes]-->[17]<!--[endif]--></a> I tre autori erano Antonio Galeazzi, Jean Pasquali e Luigi Colombo, che nel 1924 adott&ograve; lo pseudonimo di Fillia (cognome della madre) divenendo uno dei principali protagonisti del secondo futurismo torinese, che avr&agrave; poi in Farfa il cantore delle Tenerezze fresatorie.<a href="#_ftn18" name="_ftnref18"><!--[if !supportFootnotes]-->[18]<!--[endif]--></a> Le undici poesie della raccolta incitavano alla rivolta sin dal primo testo, Al popolo, una lunga esortazione &ndash; contro chi &laquo;le mani ti lega / e ti ordina di obbedire ad un padrone&raquo;, contro &laquo;l&rsquo;odierna societ&agrave; / che sul tuo lavoro, / sulla diuturna tua fatica, / vive / spensierata sciala&raquo; &ndash; chiusa dal verso: &laquo;&lsquo;Rivoluzione&rsquo; &ndash; &lsquo;Demolizione&rsquo; &ndash; &lsquo;Fiamme&rsquo; &ndash; &lsquo;Sangue&rsquo;&raquo;<a href="#_ftn19" name="_ftnref19"><!--[if !supportFootnotes]-->[19]<!--[endif]--></a>. In Ghigno di Fillia i valori da distruggere venivano elencati in modo ancora pi&ugrave; diretto: &laquo;RELIGIONE, / LEGGE, / DENARO, / PATRIA, / FAMIGLIA&raquo;<a href="#_ftn20" name="_ftnref20"><!--[if !supportFootnotes]-->[20]<!--[endif]--></a>. Il lavoro in fabbrica era impressionisticamente descritto dallo stesso Fillia in Sirene, dedicata a quelle &laquo;seduttrici&raquo; che richiamano al lavoro anche nei giorni di sciopero, ma che non piegheranno gli operai &laquo;[g]ran maestri del ferro e del fuoco, dittatori di volont&agrave; di roccia&raquo;.<span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> </span><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Al di l&agrave; del superomismo operaio e dei connotati infernali dell&rsquo;ambiente industriale qui r</span>ecuperati, la pubblicazione lodata dall&rsquo;&laquo;Ordine Nuovo&raquo; nel giugno 1922 come un &laquo;primo saggio di musa proletaria rivoluzionaria&raquo;<a href="#_ftn21" name="_ftnref21"><!--[if !supportFootnotes]-->[21]<!--[endif]--></a> del movime<span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">nto futurista testimonia un clima mutato, a pochi mesi dalla Marcia su Roma, e un tentativo che, com&rsquo;&egrave; noto, coinvolse lo stesso Gramsci di non trascurare il futurismo e i suoi legami con il mondo operaio:<o:p></o:p></span></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT">I futuristi, nel loro campo, nel campo della cultura, sono rivoluzionari; in questo campo, come opera creativa, &egrave; probabile che la classe operaia non riuscir&agrave; per molto tempo a fare di pi&ugrave; di quanto ha</span>nno fatto i futuristi: quando sostenevano i futuristi, i gruppi operai dimostravano di non spaventarsi della distruzione, sicuri di potere, essi operai, fare poesia, pittura, dramma, come i futuristi, questi operai sostenevano la storicit&agrave;, la possibilit&agrave; di una cultura proletaria, creata dagli operai stessi.<a href="#_ftn22" name="_ftnref22"><!--[if !supportFootnotes]-->[22]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">In una nota lettera indirizzata da Gramsci a Trockij l&rsquo;8 settembre 1922 si legge che l&rsquo;Istituto di Cultura Proletaria torinese invit&ograve; all&rsquo;apertura &laquo;di una mostra di quadri di lavoratori&raquo; lo stes</span>so Marinetti, ma che dopo la Grande Guerra il carattere rivoluzionario del futurismo andava scemando e solo &laquo;il programma del Proletkult, che tende al risveglio dello spirito creativo dei lavoratori nella letteratura e nell&rsquo;arte&raquo;,<a href="#_ftn23" name="_ftnref23"><!--[if !supportFootnotes]-->[23]<!--[endif]--></a> meritava l&rsquo;attenzione dei proletari che volevano dedicarsi a tali forme di espressione. La pubblicazione di Dinamite fu difatti avversata da Bordiga e stroncata da un articolo di UGAR (alias Ugo Arcuno) intitolato Futurismo operaio e apparso sul giornale &laquo;Il Comunista&raquo; del 26 luglio 1922, nettamente contrario a queste forme d&rsquo;&laquo;arte proletaria spontanea e ribelle&raquo; tanto pi&ugrave; quando l&rsquo;&laquo;apparenza&raquo; di poesia viene preferita alla &laquo;forma spontanea efficace e persuasiva di prosa semplice e sincera&raquo;.<a href="#_ftn24" name="_ftnref24"><!--[if !supportFootnotes]-->[24]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT">2. Percorsi di distinzione e sopravvivenza delle scritture proletarie francesi<o:p></o:p></span></i></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">L&rsquo;individuazione di modelli a cui i lavoratori avrebbero dovuto ispirarsi, e i continui richiami alla &laquo;semplicit&agrave;&raquo; del loro stile e alla &laquo;sincerit&agrave;&raquo; delle loro testimonianze accompagnano buona parte dell&rsquo;evoluzione della letteratura proletaria, un fenomeno che in Italia venne interrotto dalla lunga parentesi fascista e fatic&ograve; a trovare spazio anche nel panorama culturale del secondo dopoguerra.<o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">In Francia, invece, si era cominciato a parlare di &laquo;litt&eacute;ratur</span>e ouvri&egrave;re&raquo; almeno dal 1848 con una prima significativa diffusione di fogli operai e gi&agrave; nel giugno del 1913 Marcel Martinet<a href="#_ftn25" name="_ftnref25"><!--[if !supportFootnotes]-->[25]<!--[endif]--></a> pubblicava sulla rivista &laquo;L&rsquo;Effort libre&raquo; un intervento-manifesto dal titolo L&rsquo;Art prol&eacute;tarien<a href="#_ftn26" name="_ftnref26"><!--[if !supportFootnotes]-->[26]<!--[endif]--></a> in cui si sanciva l&rsquo;esistenza di una nuova &laquo;arte di classe&raquo;. L&rsquo;anno successivo la denominazione &laquo;litt&eacute;rature proletarienne&raquo; entr&ograve; per la prima volta in una storia della letteratura francese, l&rsquo;Histoire contemporaine des lettres fran&ccedil;aises di Ernest Florian-Parmentier. A commento proprio del manifesto di Martinet, l&rsquo;autore sintetizzava le posizioni del movimento detto del &laquo;Prol&eacute;tarisme&raquo; esprimendo la convinzione &laquo;que les instincts populaires seront, d&eacute;sormais, exprim&eacute;s directement par des &lsquo;prol&eacute;taires&rsquo;&raquo;<a href="#_ftn27" name="_ftnref27"><!--[if !supportFootnotes]-->[27]<!--[endif]--></a>.<o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Tuttavia, la definizione della letteratura proletaria pose diversi problemi di carattere ideologico. Non a caso, dopo anni di inchieste sulla letteratura operaia russa e la sua influenza possibile sul proletariato francese ancora il 1&deg; marzo 1925 Victor Serge (pseudonimo del comunista russo-belga Viktor L&rsquo;vovič Kibal&rsquo;čič) affront&ograve; l&rsquo;argomento sulle pagine della rivista &laquo;Clart&eacute;&raquo;, fondata Henri Barbusse, in modo interrogativo con un intervento dal titolo <i>Une litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne est-elle possible?</i>. Inoltre, Serge citava Trotskij secondo il quale il</span> termine stesso di &laquo;litt&eacute;rature proletarienne&raquo; era da considerarsi &laquo;dangereux&raquo;.<a href="#_ftn28" name="_ftnref28"><!--[if !supportFootnotes]-->[28]<!--[endif]--></a> Con analoga cautela, l&rsquo;articolo apparso il 20 maggio 1925 su &laquo;l&rsquo;Humanit&eacute;&raquo; con il titolo Une litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne peut-elle exister en France aujourd&rsquo;hui? venne pubblicato anonimo; ma sullo stesso giornale da maggio a settembre 1925 usc&igrave; una rubrica intitolata Litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne che ospitava testimonianze e racconti di provenienza prevalentemente operaia, tra i pi&ugrave; autorizzati da parte comunista per la loro funzione di denuncia e di richiamo a una militanza rivoluzionaria. Con lo stesso spirito, il giornale promosse a partire dal 2 maggio 1927 un concorso riservato ai &laquo;r&eacute;cits prol&eacute;tariens&raquo;: una definizione che circoscriveva quei testi nell&rsquo;ambito semiletterario della testimonianza dei rabcors. Nell&rsquo;autunno di quell&rsquo;anno si raccomandava infatti in modo esplicito ai lavoratori che volessero raccontare la propria vita:<o:p></o:p></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language: FR"><o:p>&nbsp;</o:p>&Eacute;crivez court [&hellip;] &Eacute;crivez simple, dans&nbsp;votre langage&nbsp;pr&eacute;cis de&nbsp;travailleur,&nbsp;dans la langue m&ecirc;me que vous parlez tous les jours. Pas de grands mots, pas de phrases entortill&eacute;s; laissez cela aux bourgeois qui ont besoin de vous mentir. Pour&nbsp;les&nbsp;combattre,&nbsp;dites seulement votre&nbsp;v&eacute;rit&eacute; ouvri&egrave;re.</span><a href="#_ftn29" name="_ftnref29" style="mso-footnote-id:ftn29"><sup><span lang="IT"><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:Constantia; mso-fareast-font-family:Constantia;mso-bidi-font-family:Constantia;color:black; border:none;mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:FR;mso-bidi-language: AR-SA">[29]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><o:p>&nbsp;</o:p><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Nell&rsquo;estate del 1928 il settimanale &laquo;Monde&raquo; appena fondato da Barbusse lanci&ograve; una grande &laquo;enqu&ecirc;te sur la litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne&raquo;. L&rsquo;inchiesta fu promossa dal giornalista belga Augustin Habaru, che vi si sottopose per primo nella puntata d&rsquo;esordio, coinvolse diversi scrittori celebri (da Breton a Cocteau) e si rivolse anche ad alcuni stranieri (da Dreiser a de Unamuno) per concludersi il 6 aprile 1929. Il merito principale dell&rsquo;iniziativa fu quello di rendere nota l&rsquo;esistenza di un numero gi&agrave; cospicuo di lavoratori scrittori, ispirandone altri. Gli intervistati potevano per&ograve; facilmente anteporre la questione ideologica a quelle pi&ugrave; propriamente letterarie per il modo in cui venivano loro poste le due principali domande dell&rsquo;inchiesta: <o:p></o:p></span></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language: FR">1) Croyez-vous que la production artistique et litt&eacute;raire soit un ph&eacute;nom&egrave;ne purement individuel? Ne pensez-vous pas qu&rsquo;elle puisse ou doive &ecirc;tre le reflet des grands courants qui d&eacute;terminent l&rsquo;&eacute;volution &eacute;conomique et sociale de l&rsquo;humanit&eacute;? 2) Croye</span>z-vous &agrave; l&rsquo;existence d&rsquo;une litt&eacute;rature et d&rsquo;un art exprimant les aspirations de la classe ouvri&egrave;re? Quels en sont selon vous les principaux repr&eacute;sentants?<a href="#_ftn30" name="_ftnref30"><!--[if !supportFootnotes]-->[30]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Tra chi rispose positivamente al secondo interrogativo (il 13 ottobre 1928) vi fu anche Henry Poulaille,<a href="#_ftn31" name="_ftnref31" style="mso-footnote-id:ftn31"><sup><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:Constantia; mso-fareast-font-family:Constantia;mso-bidi-font-family:Constantia;color:black; border:none;mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:FR;mso-bidi-language: AR-SA">[31]</span></sup><!--[endif]--></span></sup></a> rimasto orfano da adolescente del padre carpentiere e della madre impagliatrice, all&rsquo;epoca un giovane scrittore autodidatta che nei primi anni Venti era stato chiamato a collaborare da Martinet a &laquo;l&rsquo;Humanit&eacute;&raquo; e che per decenni fu uno dei promotori pi&ugrave; assidui delle riuscite letterarie dei lavoratori francesi. Nel 1930 Poulaille si schier&ograve; apertamente per l&rsquo;autonomia della letteratura proletaria pubblicando l&rsquo;antologia-manifesto <i>Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire</i>, seguita nel 1931 dall&rsquo;omonima rivista, e fondando il Groupe des &eacute;crivains prol&eacute;tariens de langue fran&ccedil;aise che dal 1932 si dot&ograve; anche di un &laquo;Bulletin des &eacute;crivains prol&eacute;tariens&raquo; e che riusc&igrave; in breve ad aggregare tutti gli scrittori francofoni che avevano i requisiti per dirsi proletari: nel gruppo erano infatti ammessi, con una distinzione identitaria prima ancora che tematica, soltanto quegli scrittori contadini e operai o figli di contadini e operai che da autodidatti si fossero messi a scrivere proprio per raccontare le condizioni di vita e di lavoro del proletariato. Tra gli aderenti si possono ricordare Lucien Bourgeois, Constant Malva (pseudonimo del minatore belga Alphonse Bourland), Eug&egrave;ne Dabit, Ludovic Mass&eacute; ed &Eacute;douard Peisson. Le opere di questi autori erano accomunate da uno stile diaris</span>tico o autobiografico e si presentavano come racconti di vite dominate dal lavoro che non ambivano per&ograve; n&eacute; a imitare la letteratura borghese n&eacute; ad avanzare precise rivendicazioni rivoluzionarie. In Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire Poulaille insisteva sul valore documentario delle opere dei proletari, sul &laquo;ton d&rsquo;authenticit&eacute; absolue qui fasse d&rsquo;elles des documents qui ne sauraient &ecirc;tre venus d&rsquo;ailleurs&raquo;.<a href="#_ftn32" name="_ftnref32"><!--[if !supportFootnotes]-->[32]<!--[endif]--></a> Ma Poulaille rivendicava anche la nobilt&agrave; di queste forme letterarie, suggerendo una genealogia della letteratura proletaria francese che si poteva far risalire almeno a Rousseau.<a href="#_ftn33" name="_ftnref33"><!--[if !supportFootnotes]-->[33]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> </span><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Assumendo queste posizioni nel campo culturale francese dei primi anni Trent</span>a, Poulaille intese distinguersi da due diversi gruppi che dichiaravano un simile interesse per una letteratura che descrivesse le condizioni di lavoro del proletariato. Da un lato, vi erano i Populisti, autori di origine non proletaria che si richiamavano al naturalismo francese del XIX secolo. Il Manifeste du Populisme<a href="#_ftn34" name="_ftnref34"><!--[if !supportFootnotes]-->[34]<!--[endif]--></a> era stato lanciato sul quotidiano &laquo;l&rsquo;&OElig;uvre&raquo;&nbsp;nell&rsquo;estate del 1929 e le riserve di Poulaille nei confronti di questo movimento sono esposte in Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire, dove si legge: &laquo;si c&rsquo;est le pittoresque de la mis&egrave;re ou le drame humain chez les humbles qu&rsquo;il veut s&rsquo;attacher &agrave; d&eacute;crire, le populisme est aussi bien que le proustiannisme de la litt&eacute;rature bourgeoise&raquo;.<a href="#_ftn35" name="_ftnref35"><!--[if !supportFootnotes]-->[35]<!--[endif]--></a> Dall&rsquo;altro, si trovavano gli autori comunisti e gli intellettuali rivoluzionari che Poulaille accusava di volersi appropriare indebitamente del nome, dell&rsquo;identit&agrave; e della coscienza autonoma del proletariato.<span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> </span><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Michel Ragon ha cos&igrave; riassunto uno degli aspetti di fondo dell&rsquo;incomprensione tra proletari e comunisti:<o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span><span style="mso-ansi-language: FR">Ce que le P.C.F. avait sans doute le plus en aversion, c&rsquo;est le caract&egrave;re introspectif, la tendance &agrave; la confession, de la plupart des &eacute;crits prol&eacute;tariens de langue fran</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">&ccedil;</span><span style="mso-ansi-language:FR">aise. On a toujours pr&eacute;f&eacute;r&eacute;, dans la critique litt&eacute;raire communiste, Voltaire &agrave; Rousseau, tenan</span>t rigueur &agrave; ce dernier de son individualisme et de sa misanthropie. L&agrave; encore, le bourgeois &laquo;progressiste&raquo;&nbsp;&eacute;tait pr&eacute;f&eacute;r&eacute; &agrave; l&rsquo;ancien prol&eacute;taire autodidacte.<a href="#_ftn36" name="_ftnref36"><!--[if !supportFootnotes]-->[36]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Dal canto loro, i comunisti si opposero con decisione a Poulaille e ai suoi che avevano in molti casi anche il &lsquo;torto&rsquo; di professarsi anarchici e che furono esplicitamente condannati nella <i>R&eacute;solution sur le mouvement litt&eacute;raire r&eacute;volutionnaire et prol&eacute;</i></span><i><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">tarien international</span></i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> licenziata dall&rsquo;UIER (Union Internationale des Ecrivains R&eacute;volutionnaires) nel 1930 dove si affermava tra l&rsquo;altro: </span><o:p></o:p></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language: FR">La litt&eacute;rature du prol&eacute;tariat n&rsquo;est rien d&rsquo;autre qu&rsquo;une arme de la l</span>utte de classe. De l&agrave; la question qui se pose du type original de l&rsquo;artiste prol&eacute;tarien. L&rsquo;artiste prol&eacute;tarien ne peut pas &ecirc;tre un contemplateur passif de la r&eacute;alit&eacute;. Il est avant tout un homme de pratique r&eacute;volutionnaire, par chaque acte de sa production il participe &agrave; la lutte lib&eacute;ratrice de sa classe.<a href="#_ftn37" name="_ftnref37"><!--[if !supportFootnotes]-->[37]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language:FR"> </span><span lang="IT"><o:p></o:p></span><o:p>&nbsp;</o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Nel 1932, un lungo intervento di<b> </b>Paul Nizan intitolato <i>Litt&eacute;rature r&eacute;volutionnaire en France </i>riepilogava le posizioni comuniste, inconciliabili con quelle di numerosi autori proletari:<o:p></o:p></span></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language: FR">Il y a eu en France des d&eacute;bats singuli&egrave;rement comiques autour de la litt&eacute;rature </span><span style="font-size:12.0pt;line-height:120%;mso-ansi-language:FR">&laquo;</span><span style="mso-ansi-language:FR">prol&eacute;tarienne&raquo; qu&rsquo;il faut rappeler. On sait qu&rsquo;ils sont n&eacute;s avec le populisme, le mouvement du Nouvel Age et quelques livres. La litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne n&rsquo;est pas la litt&eacute;rature r&eacute;volutionnaire. Des hommes comme Henri Poulaille gaspillent une grande bonne volont&eacute; et un talent authentique &agrave; vouloir justifier cette identit&eacute;. Il est clair que pareille litt&eacute;rature n&rsquo;est pas n&eacute;cessairement r&eacute;volutionnaire: au reste ses amis la veulent humaine simplement. [&hellip;] Ce n&rsquo;est pas de v&eacute;rit&eacute; humaine que nous avons besoin, mais de v&eacute;rit&eacute; r&eacute;volutionnaire d</span>&rsquo;abord: l&rsquo;humanit&eacute; viendra en son temps quand l&rsquo;homme sera possible, mais il faut d&rsquo;abord retourner le sol o&ugrave; poussent les hommes.<a href="#_ftn38" name="_ftnref38"><!--[if !supportFootnotes]-->[38]<!--[endif]--></a><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Nella seconda met&agrave; degli ann</span>i Trenta, l&rsquo;adesione al realismo socialista di molti scrittori militanti e il loro impegno nella lotta ai fascismi nascenti in tutta Europa consegn&ograve; al gruppo dei proletari francofoni una posizione di minore visibilit&agrave;<a href="#_ftn39" name="_ftnref39"><!--[if !supportFootnotes]-->[39]<!--[endif]--></a> nel dibattito culturale nazionale ma anche una maggiore libert&agrave; locale.<span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><span style="background:silver"> <o:p></o:p></span></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT">3. </span></i>&laquo;<i><span lang="PT" style="mso-ansi-language: PT">Documento&raquo;</span></i><i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> o </span></i>&laquo;<i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT">letteratura&raquo;? Aperture e resistenze alle scritture dei lavoratori nell&rsquo;Italia liberata</span></i><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">In Italia, si crearono le condizioni per far eme</span>rgere su scala nazionale una produzione narrativa di autentica origine popolare<a href="#_ftn40" name="_ftnref40"><!--[if !supportFootnotes]-->[40]<!--[endif]--></a> soltanto dopo la Liberazione. Dal settembre 1945 &laquo;Il Politecnico&raquo; diretto da Elio Vittorini si propose, com&rsquo;&egrave; noto, di elaborare una &laquo;nuova cultura&raquo;<a href="#_ftn41" name="_ftnref41"><!--[if !supportFootnotes]-->[41]<!--[endif]--></a>, o di essere quanto meno uno &laquo;strumento di lavoro per una cultura in formazione&raquo; che facesse &laquo;da legame tra le masse lavoratrici e i lavoratori stessi della cultura&raquo;<a href="#_ftn42" name="_ftnref42"><!--[if !supportFootnotes]-->[42]<!--[endif]--></a>. L&rsquo;interesse di Vittorini per i racconti di vita e di lavoro &egrave; testimoniato dalla sua corrispondenza privata<a href="#_ftn43" name="_ftnref43"><!--[if !supportFootnotes]-->[43]<!--[endif]--></a> e, nel giornale, fin dall&rsquo;Inchiesta sulla F.I.A.T. pubblicata nei primi tre numeri, che si chiudeva con l&rsquo;antologia di brevi testimonianze redatte in prima persona I lavoratori raccontano la fatica della loro esistenza<a href="#_ftn44" name="_ftnref44"><!--[if !supportFootnotes]-->[44]<!--[endif]--></a>. In questo caso le presentazioni della vita e del lavoro di un operaio, un&rsquo;operaia, una dattilografa, un caporeparto e un ingegnere risultano raccolte a voce e poi trascritte. Un analogo collage di testimonianze veniva proposto nel febbraio 1946 a corredo dell&rsquo;Inchiesta sulla Montecatini.<a href="#_ftn45" name="_ftnref45"><!--[if !supportFootnotes]-->[45]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"> <o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Oltre a diffondere il giornale nei quartieri pi&ugrave; frequentati dagli operai, affiggendolo anche come un foglio murale sui muri di fabbriche e circoli, la redazione de &laquo;Il Politecnico&raquo; ide&ograve; nei suoi primi mesi di vita almeno tre iniziative per attrarre lettori e collaboratori tra i lavoratori. La prima, presentata nel secondo numero del settimanale, fu quella di invitare i lett</span>ori a selezionare i testi per un&rsquo;antologia mensile della rivista, un progetto che fu per&ograve; lasciato cadere. La seconda fu la composizione dei &laquo;Gruppi di Amici del Politecnico&raquo; che avrebbero potuto aiutare il giornale a proporre &laquo;una vera cultura, una cultura che si rivolga agli operai e ai contadini, ai piccoli commercianti ed agli artigiani, a tutti coloro che vogliono conoscere&raquo;.<a href="#_ftn46" name="_ftnref46"><!--[if !supportFootnotes]-->[46]<!--[endif]--></a> Questa idea ebbe un certo seguito, nonostante il PCI non la vedesse di buon occhio, e tra i primi gruppi che si formarono vi fu anche quello di Torino con il giovanissimo Italo Calvino. La terza fu il Concorso per i nostri lettori bandito alla fine del 1945, un appello alla documentazione delle rispettive realt&agrave;: &laquo;Guardatevi dunque intorno, raccogliete dati, elementi, fatti quanto pi&ugrave; possibile precisi, prendete un foglio di carta e, con chiarezza e semplicit&agrave;, riferite quello che avete visto, raccontate quello che sapete&raquo;.<a href="#_ftn47" name="_ftnref47"><!--[if !supportFootnotes]-->[47]<!--[endif]--></a><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none">Sempre nel 1945 &laquo;Societ&agrave;&raquo;, anch&rsquo;essa stampata dalla Einaudi, inaugurava una rubrica di testimonianze intitolata Documenti e curata, talora con vere riscritture &lsquo;letterarie&rsquo;, da Romano Bilenchi e Marta Chiesi. Sulla Necessit&agrave; di una cronaca<a href="#_ftn48" name="_ftnref48"><!--[if !supportFootnotes]-->[48]<!--[endif]--></a> fondata sui materiali di non scrittori la rivista prendeva posizione accettando &laquo;la provvisoriet&agrave; di questa cultura, mettendone in rilievo gli aspetti positivi, l&rsquo;immediatezza, cio&egrave;, e la sua efficacia fra gli uomini&raquo;.<a href="#_ftn49" name="_ftnref49"><!--[if !supportFootnotes]-->[49]<!--[endif]--></a> Negli stessi mesi anche la redazione de &laquo;Il Politecnico&raquo;, inondata di manoscritti,<a href="#_ftn50" name="_ftnref50"><!--[if !supportFootnotes]-->[50]<!--[endif]--></a> provava a mettere ordine tra &laquo;documento&raquo;, &laquo;cronaca&raquo; e &laquo;opera d&rsquo;arte&raquo;. Prima, Franco Calamandrei riconosceva la validit&agrave; della traduzione letteraria dell&rsquo;esperienza in Raccontare significa chiarire a noi stessi la vita.<a href="#_ftn51" name="_ftnref51"><!--[if !supportFootnotes]-->[51]<!--[endif]--></a> Poi, un corsivo non firmato ma attribuibile a Fortini consigliava ai lettori di raccontare &laquo;quello che concretamente sanno e possono&raquo; anche se una siffatta &laquo;espressione letteraria o poetica &lsquo;popolare&rsquo;&raquo; non pu&ograve; avvicinarsi &laquo;all&rsquo;arte o alla poesia laureata&raquo;.<a href="#_ftn52" name="_ftnref52"><!--[if !supportFootnotes]-->[52]<!--[endif]--></a> Tornava sul tema un&rsquo;altra nota anonima, attribuibile a Fortini, a un racconto dell&rsquo;operaio Giuseppe Grieco:<o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span><span lang="IT">In Francia, anni fa, si cre&ograve; il grosso equivoco della cosiddetta &lsquo;letteratura proletaria&rsquo;. Si spinsero gli operai e i lavoratori in genere a scrivere libri che descrivessero la loro vita, le loro sofferenze e le loro lotte. Si vede subito a che cosa questo poteva portare: o queste narrazioni rimanevano &lsquo;</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">documento</span><span lang="IT">&rsquo; &ndash; e allora non avevano a che fare con la letteratura o l&rsquo;arte. O vivevano per virt&ugrave; artistiche &ndash; e allora si ponevano sullo stesso piano della letteratura non &lsquo;proletaria&rsquo;. Non mancarono infatti scrittori di origine operaia che per quella via si rivelarono al pubblico; ma divennero per questo degli &lsquo;scrittori&rsquo;, impegnati in questo loro lavoro, non solo cronisti o diaristi della propria vita quotidiana. [...]<o:p></o:p></span></p> <p class="citazione" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT">&Egrave; in questi limiti e con queste premesse che crediamo per&ograve; opportuno pubblicare questo vivo documento della vita di un operaio napoletano.<a href="#_ftn53" name="_ftnref53" style="mso-footnote-id:ftn53"><sup><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:Constantia;mso-fareast-font-family:Constantia; mso-bidi-font-family:Constantia;color:black;border:none;mso-ansi-language:IT; mso-fareast-language:FR;mso-bidi-language:AR-SA">[53]</span></sup><!--[endif]--></span></sup></a><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Un mese dopo, un nuovo articolo di Franco Calamandrei dal titolo emblematico, <i>Narrativa vince cronaca</i>, elencava i campi del &laquo;lavoro degli uomini&raquo; (operai, contadini, scienziati, artisti, ben diversi tra loro) grazie a cui &laquo;avviene giorno per giorno la creazione del mondo&raquo;, defin</span>iva la cronaca &laquo;come una immensa trama intrecciata dalle innumerevoli fila delle storie individuali&raquo;, mentre la narrativa sa &laquo;districare la matassa&raquo; e in pi&ugrave;, come le altre arti, dispone dei mezzi &laquo;che sono l&rsquo;immagine e l&rsquo;emozione&raquo; per accrescere la coscienza degli uomini oltre la loro &laquo;sorte individuale&raquo;<a href="#_ftn54" name="_ftnref54"><!--[if !supportFootnotes]-->[54]<!--[endif]--></a>.<span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"> <o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Tali interventi si attirarono diverse repliche da chi li giudic&ograve; incoerenti con il coinvolgimento popolare che la rivista sembrava voler favorire, inscenando un contraddittorio quasi opposto a quello pi&ugrave; frequente nella Francia di qualche anno prima. Il lettore G. Mari si diceva contrario all&rsquo;idea che &laquo;un lavoratore autodidatta&raquo; non possa dare &laquo;che un &lsquo;</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">documento</span><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&rsquo;&raquo; ma convinto che il &laquo;lavoratore che scrive&raquo; crea &laquo;una <i>letteratura tutta sua</i>,<i> </i>originale e palpitante di vita&raquo; e che cos&igrave; &laquo;[l]a ciminiera e l&rsquo;utensileria di lavoro, la fatica e il sudore non saranno pi&ugrave; espressioni retoriche&raquo;. La lettera si concludeva con l&rsquo;affermazione: &laquo;Credo in una letteratura &lsquo;proletaria&rsquo; perch&eacute; credo nella vittoria dei lavoratori&raquo;. Un&rsquo;altra replica, firmata Eugenio Galimberti, definiva il racconto di Grieco un esempio di &laquo;arte sociale, come soltanto deve essere l&rsquo;arte oggi&raquo;.<a href="#_ftn55" name="_ftnref55" style="mso-footnote-id:ftn55"><sup><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:Constantia; mso-fareast-font-family:Constantia;mso-bidi-font-family:Constantia;color:black; border:none;mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:FR;mso-bidi-language: AR-SA">[55]</span></sup><!--[endif]--></span></sup></a></span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT"> Com</span><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">&rsquo;&egrave; evidente da queste reazioni, gli ultimi articoli citati di Fortini e Calamandrei operavano dei distinguo un po&rsquo; diversi da quelli con cui i comunisti francesi di prima della guerra cercavano di portare gli scrittori proletari dalla loro parte: le questioni ideologiche andavano perdendo centralit&agrave; a vantaggio di un ritorno al tema della &lsquo;letterariet&agrave;&rsquo; che poneva una distanza incolmabile tra i redattori del &laquo;Politecnico&raquo; e i suoi molti lettori che reclamavano attenzione proprio in nome della loro militanza. </span><o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Ciononostante, Fortini chiuse il dibattito sottolineando che tra il &laquo;diario delle sofferenze di un operaio&raquo; e la letteratura vi sono grandi differenze, poich&eacute; la &laquo;verit&agrave; sociale pratica, obiettiva, di un fatto e di un sentimento &egrave; diversa dalla verit&agrave; espressa in un&rsquo;opera d&rsquo;arte&raquo; e &laquo;l&rsquo;attitudine di colui che scrive mosso da passioni pratiche per ottenere un&rsquo;immediata rispondenza nelle passioni sociali, politiche, morali del lettore, &egrave; profondamente diversa da quella di chi si propone l&rsquo;espressione di immagine e di ritmo che &egrave; nell&rsquo;opera d&rsquo;arte&raquo;. F</span>ortini confermava quindi la distinzione tra &laquo;documenti (diari, confessioni, ecc.)&raquo; che ambiscono soltanto &laquo;a una &lsquo;forma&rsquo; letteraria, magari incosciente&raquo; e &laquo;opere d&rsquo;arte&raquo; che &laquo;operano con un altro ritmo&raquo;.<a href="#_ftn56" name="_ftnref56"><!--[if !supportFootnotes]-->[56]<!--[endif]--></a> Sullo stesso numero, l&rsquo;editoriale di Vittorini annunciava la sofferta trasformazione della rivista in mensile abbozzando un&rsquo;autocritica che fa in parte riferimento alla vicenda qui rievocata: &laquo;Troppo spesso abbiamo affidato alla grezza testimonianza dei lettori quello che avrebbe avuto bisogno della rielaborazione di scrittori&raquo;.<a href="#_ftn57" name="_ftnref57"><!--[if !supportFootnotes]-->[57]<!--[endif]--></a> L&rsquo;&laquo;espressione autonoma&raquo; e lo &laquo;spontaneismo&raquo; cedevano il passo.<o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Ne &laquo;Il Politecnico&raquo; mensile, si cercher&agrave; di limitare le contraddizioni vivaci del &lsquo;laboratorio&rsquo; i</span>deologico-letterario che la rivista rappresent&ograve; in principio,<a href="#_ftn58" name="_ftnref58"><!--[if !supportFootnotes]-->[58]<!--[endif]--></a> ribadendo in modo pi&ugrave; netto una divisione tra &laquo;cronaca&raquo;, di taglio pi&ugrave; giornalistico, &laquo;documento&raquo;, inteso come &laquo;documento di vita&raquo;<a href="#_ftn59" name="_ftnref59"><!--[if !supportFootnotes]-->[59]<!--[endif]--></a> che d&agrave; voce alle &laquo;classi mute&raquo;, &laquo;opera d&rsquo;arte&raquo;, l&rsquo;unica di autentico valore letterario. &laquo;Il Politecnico&raquo; rappresent&ograve; comunque un tentativo di riflessione sul valore e sul &lsquo;genere&rsquo; del racconto autobiografico proletario, riproposto sporadicamente nel decennio seguente da riviste quali &laquo;Il Contemporaneo&raquo;<a href="#_ftn60" name="_ftnref60"><!--[if !supportFootnotes]-->[60]<!--[endif]--></a> o &laquo;Nuovi Argomenti&raquo;.<a href="#_ftn61" name="_ftnref61"><!--[if !supportFootnotes]-->[61]<!--[endif]--></a> Vittorini, ebbe maggior fortuna nel suo intento di rinnovare la letteratura italiana con l&rsquo;aiuto di esordienti alla scrittura nelle sue ulteriori iniziative editoriali: la collana dei Gettoni e &laquo;Il Menab&ograve;&raquo;. Nella presentazione da lui scritta per la prima nel catalogo Einaudi 1956 (&laquo;Due sono in effetti i motivi per cui un manoscritto pu&ograve; diventare un &lsquo;gettone&rsquo;: o la sua innocenza, e cio&egrave; la sua validit&agrave; documentaria; oppure la sua forza, anche artificiosa, o bizzarra, ma comunque creativa&raquo;<a href="#_ftn62" name="_ftnref62"><!--[if !supportFootnotes]-->[62]<!--[endif]--></a>), si ritrova v&ograve;lta in positivo quell&rsquo;accezione &laquo;documentaria&raquo; che ancora a lungo venne usata per distinguere i testi dei lavoratori da quelli degli scrittori riconosciuti come tali.<o:p></o:p></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span><i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT">4. In luogo di conclusioni</span></i><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">Se nel corso degli anni Trenta le rivendicazioni dell&rsquo;autonomia culturale (rispetto alla cultura borghese) e ideologica (rispetto ai partiti) dei proletari francesi ebbero ampia eco nel dibattito pubblico, fu perch&eacute; in Francia essi furono capaci di appropriarsi di mezzi di produzione del discorso letterario quali riviste e case editrici, cosa che invece in Italia non si pot&eacute; verificare in quel periodo e quasi per nulla nell&rsquo;immediato secondo dopoguerra. L&rsquo;indagine su questa forte presenza nel campo francese rivela cos&igrave; un&rsquo;assenza in quello italiano, dovuta in primis all&rsquo;apatia indotta dal ventennio fascista e al consolidarsi di meccanismi di selezione editoriale via via pi&ugrave; rigorosi dopo la Liberazione. <o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT">La ricostruzione delle dispute e degli argomenti usati di volta in volta per attrarre o per respingere i lavoratori scrittori pu&ograve; comunque aiutare a comprendere le posizioni occupate, in un campo e nell&rsquo;altro, anche in epoche successive. Si &egrave; operato q</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">uesto</span><span lang="IT" style="mso-ansi-language:IT"> scandaglio, con un esercizio di tipo genealogico, sia per comprendere meglio le difficolt&agrave; di affermazione delle scritture dei lavoratori italiani della prima met&agrave; del Novecento sia per potere poi analizzare con un bagaglio maggiore di strumenti le pubblicazioni mancate o gli esordi di operai scrittori attivi nella seconda met&agrave; del secolo scorso, come per esempio Luigi Dav&igrave; o Valerio Bertini, ma anche di autori quali Mastronardi o Ottieri &ndash; alle cui opere fu pi&ugrave; volte assegnato lo scomodo attributo di &laquo;documento&raquo; &ndash; o dei &laquo;franchi narratori&raquo; nella stagione dell&rsquo;operaismo degli anni Settanta; per non dire di quelle del &lsquo;testimone&rsquo; e &lsquo;chimico&rsquo; Primo Levi e di altre figure all&rsquo;apparenza lontane da quelle citate, eppure sotto certi aspetti paragonabili. D&rsquo;altro canto, riavvicinandosi infine ai testi, l&rsquo;ostracismo subito da molti autodidatti ha lasciato tracce riscontrabili anche nei loro scritti, in cui &egrave; sovente tematizzato il disagio che pu&ograve; acuirsi fino alla &laquo;nevrosi di classe&raquo; di chi si &egrave; sentito allontanare dal suo gruppo sociale d&rsquo;origine proprio per l&rsquo;attivit&agrave; di scrittore pur continuando a venire stigmatizzato come proletario o non-scrittore in ambito letterario. Ma i limiti di questo studio non consentono che di enunciare tali prospettive di ricerca.<o:p></o:p></span></p> <p class="corpotesto" style="mso-hyphenate:none"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><b style="mso-bidi-font-weight:normal"><span lang="IT">Bibliografia<o:p></o:p></span></b></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT">Per l&rsquo;Italia</span></i><span lang="IT">:<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">&laquo;</span><span lang="IT">L&rsquo;Ordine Nuovo&raquo;, 1919-1922.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">1+1+1=1, <i>Dinamite. Poesie Proletarie (Rosso + nero)</i>, Torino, Edizione dell&rsquo;Istituto di Cultura Proletaria, 1922, pp. 31.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">FARFA, </span><i><span lang="IT">Noi, miliardario della fantasia</span></i><span lang="IT">, Milano, edizioni La Prora, 1933, pagine non numerate.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">&laquo;Il Politecnico&raquo;, 1945-1948.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">PIAZZESI Gianfranco, <i>Necessit&agrave; di una cronaca</i>, in &laquo;Societ&agrave;&raquo;, I, 3, luglio-settembre 1945, pp. 6-9.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT">Letteratura d&rsquo;occasione</span></i><span lang="IT">, in &laquo;Societ&agrave;&raquo;, I, 4, ottobre-dicembre 1945, p. 7.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">RENNA Mario, <i>La creazione di un capo</i></span><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">, ACCORNERO Aris, </span><i><span lang="IT">Vademecum di Celluloide</span></i><span lang="IT"> e PACIFICO Otello, <i>Limatore di piombo</i>, in &laquo;Il Contemporaneo&raquo;, II, 48, 10 dicembre 1955, pp. 6-8.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT">Catalogo generale</span></i><span lang="IT"> <i>delle edizioni Einaudi</i>, Torino, Einaudi, 1956, pp. 332.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">FORTINI Franco, </span><i><span lang="IT">Dieci inverni</span></i><span lang="IT"> <i>1947-1957</i>, Milano, Feltrinelli, 1957, pp. 282.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span lang="IT">Inchiesta alla Fiat</span></i><span lang="IT">, a cura di Giovanni Carocci,<i> </i>in &laquo;Nuovi argomenti&raquo;, VI, 31-32, marzo-giugno 1958, pp. 256-344.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">TROTSKY Leone,<i> Letteratura arte libert&agrave;</i>, a cura di Livio Maitan e Tristan Sauvage, Milano, Schwarz, 1958, pp. 194.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">GRAMSCI Antonio, <i>Quaderni del carcere</i>, 3 voll., ed. critica dell&rsquo;Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana, Torino, Einaudi, 1977<sup>2</sup>, pp. 2363.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">VITTORINI Elio, <i>Gli anni<b> </b>del </i>&laquo;<i>Politecnico&raquo;. Lettere 1945-1951</i>, a cura di Carlo Minoia, Torino, Einaudi, 1977, pp. 451.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">CORTI Maria, <i>Il viaggio testuale</i>, Torino, Einaudi, 1978, pp. 302.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">ZANCAN Marina, <i>Il progetto </i>&laquo;<i>Politecnico&raquo;</i>, Venezia, Marsilio, 1984, pp. 244.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">SALARIS Claudia, <i>Storia del futurismo. Libri, giornali, manifesti</i>, Roma, Editori Riuniti, 1985, pp. 299.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">VAN DEN BOSSCHE Bart, </span><i><span lang="IT">L&rsquo;idea della letteratura nel </span></i><span lang="IT">&laquo;<i>Politecnico&raquo; (1945-1947)</i>, in &laquo;Rivista di letteratura italiana&laquo;, XXIII, 1-2, 2005, vol. II, pp. 247-250.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">BERMANI Cesare, </span><i><span lang="IT">Gramsci, gli intellettuali e la cultura proletaria</span></i><span lang="IT">, Paderno Dugnano, Colibr&igrave;, 2007, pp. 333.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">LUPERINI Romano, <i>L&rsquo;incontro e il caso. Narrazioni moderne e destino dell&rsquo;uomo occidentale</i>, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 344.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT">DI MALTA Giovanni, &laquo;<i>Il Politecnico&raquo; settimanale e la guerra fredda</i>, in &laquo;OBLIO&raquo;, IV, 13, primavera 2014, pp. 33-54.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="IT"><o:p>&nbsp;</o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span style="mso-ansi-language:FR">Per la Francia:</span></i><span style="mso-ansi-language: FR"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">MARTINET Marcel, </span><i><span style="mso-ansi-language:FR">L&rsquo;art prol&eacute;tarien</span></i><span style="mso-ansi-language:FR">, in &laquo;l&rsquo;Effort libre&raquo;, IV, 14-15, giugno 1913, pp. 528-554.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">FLORIAN-PARMENTIER</span><span style="background:white;mso-ansi-language:FR"> Ernest</span><span style="mso-ansi-language:FR">, <i><span style="background:white">Histoire&nbsp;contemporaine&nbsp;des&nbsp;lettres&nbsp;fran</span></i></span><i><span lang="PT" style="background:white;mso-ansi-language:PT">&ccedil;</span></i><i><span style="background:white;mso-ansi-language:FR">aises&nbsp;</span></i><i><span lang="PT" style="background:white;mso-ansi-language:PT">de 1885 </span></i><i><span style="background:white;mso-ansi-language:FR">&agrave; 1914</span></i><span style="background:white;mso-ansi-language:FR">,&nbsp;</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">Paris, L. Figui</span><span style="mso-ansi-language: FR">&egrave;</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">re, s. d. [1914], pp. 682.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">SERGE Victor, <i>Une litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne est-elle possible?</i>, in &laquo;Clart&eacute;&raquo;, IV, 72, 1&deg; marzo 1926, pp. 121-124.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span style="mso-ansi-language:FR">Pour une page de correspondance ouvri&egrave;re. Comment &eacute;crire</span></i><span style="mso-ansi-language:FR">, in &laquo;l&rsquo;Humanit&eacute;&raquo;, 27 ottobre 1927, p. 2.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><i><span style="mso-ansi-language:FR">Notre enqu&ecirc;te</span></i><span style="mso-ansi-language: FR">, in &laquo;Monde&raquo;, I, 9, 4 agosto 1928, p. 4.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">TH</span><span style="mso-ansi-language: FR">&Eacute;RIVE Andr&eacute; </span><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">e LEMONNIER L</span><span style="mso-ansi-language:FR">&eacute;on, <i>Un Manifeste&nbsp;litt&eacute;raire: le roman populiste</i>, in &laquo;L&rsquo;&OElig;uvre&raquo;, 27 agosto 1929.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">NIZAN Paul, <i>Litt&eacute;rature r&eacute;volutionnaire en France</i>, in &laquo;La Revue des vivants&raquo;, VI, 9, settembre-ottobre 1932, pp. 393-400.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">BERNARD Jean-Pierre,<i> Le Parti communiste fran</i></span><i><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">&ccedil;</span></i><i><span style="mso-ansi-language: FR">ais et les probl&egrave;mes litt&eacute;raires (1920-1939)</span></i><span style="mso-ansi-language:FR">, in &laquo;Revue fran</span><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">&ccedil;</span><span style="mso-ansi-language:FR">aise de science politique&raquo;, XVII, 3, 1967, pp. 520-544.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">POULAILLE Henry, <i>Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire</i> [1930], Bassac, Plein Chant, 1986, pp. 480.<o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span lang="DE" style="mso-ansi-language:DE">RAGON</span><sup><span lang="DE" style="mso-ansi-language:FR"> </span></sup><span lang="DE" style="mso-ansi-language: DE">Michel, </span><i><span style="mso-ansi-language:FR">Histoire de la litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne de langue fran</span></i><i><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">&ccedil;</span></i><i><span style="mso-ansi-language: FR">aise </span></i><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">[1974], Paris, Albin Michel, 1986, pp. 331.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="bibliografia" style="line-height:normal;mso-hyphenate:none"><span style="mso-ansi-language:FR">P&Eacute;RU Jean-Michel, <i>Une crise du champ litt&eacute;raire fran</i></span><i><span lang="PT" style="mso-ansi-language:PT">&ccedil;ais. Le d</span></i><i><span style="mso-ansi-language:FR">&eacute;bat sur la<span style="background:white"> </span>&laquo;litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne<span style="background:white">&raquo;</span> (1925-1935)</span></i><span style="mso-ansi-language:FR">, in &laquo;Actes de la Recherche en Sciences sociales&raquo;, 89, settembre<b> </b>1991, pp. 47-65.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><o:p>&nbsp;</o:p></p> <p><!--[if gte mso 9]><xml> <o:OfficeDocumentSettings> <o:RelyOnVML></o:RelyOnVML> <o:AllowPNG></o:AllowPNG> </o:OfficeDocumentSettings> </xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml> <w:WordDocument> <w:View>Normal</w:View> <w:Zoom>0</w:Zoom> <w:TrackMoves></w:TrackMoves> <w:TrackFormatting></w:TrackFormatting> <w:HyphenationZone>21</w:HyphenationZone> <w:PunctuationKerning></w:PunctuationKerning> <w:ValidateAgainstSchemas></w:ValidateAgainstSchemas> <w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid> <w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent> 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<hr align="left" size="1" width="33%" /><!--[endif]--> <div id="ftn1" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal; mso-pagination:widow-orphan lines-together;mso-hyphenate:none"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref1" name="_ftn1" style="mso-footnote-id:ftn1" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[1]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cfr. Romano LUPERINI, <i>L&rsquo;incontro e il caso. Narrazioni moderne e destino dell&rsquo;uomo occidentale</i>, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 4-5 e 7.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn2" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref2" name="_ftn2" style="mso-footnote-id:ftn2" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[2]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Michel RAGON, <i>Histoire de la litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne de langue fran&ccedil;aise </i>[1974], Paris, Albin Michel, 1986, p. 165.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn3" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref3" name="_ftn3" style="mso-footnote-id:ftn3" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[3]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> L&rsquo;Organizzazione Culturale-educativa Proletaria (<i>Proletarskie kul&rsquo;turno-prosvetitel&rsquo;nye organizacii</i>,<i> </i>abbreviato in <i>Proletkult</i>) si esaur&igrave; tra il 1918 e il 1923 ed era tesa a favorire l&rsquo;espressione dei proletari attraverso una rete di circoli inaugurati prevalentemente nelle fabbriche ma anche nelle caserme e in altri siti urbani. Nel 1920, il movimento <i>Proletkult</i> contava in Russia circa quattrocentocinquanta mila aderenti e ben quindici riviste.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn4" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref4" name="_ftn4" style="mso-footnote-id:ftn4" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[4]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> P. H. [Pierre HAMP], <i>Arte e lavoro</i>, in &laquo;L&rsquo;Ordine Nuovo&raquo;[d&rsquo;ora in poi &laquo;ON&raquo;], II, 12, 14 agosto 1920, p. 92.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn5" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref5" name="_ftn5" style="mso-footnote-id:ftn5" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[5]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Anatolij LUNACIARSKI, <i>Cultura proletaria</i>, in &laquo;ON&raquo;, II, 14, 28 agosto 1920, p. 112.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn6" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref6" name="_ftn6" style="mso-footnote-id:ftn6" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[6]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i>Per la cultura degli operai</i> (<i>Manifesto dell&rsquo;Ufficio Internazionale di Cultura Proletaria</i>), in &laquo;ON&raquo;, II, 16, 23 ottobre 1920, p. 140.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn7" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref7" name="_ftn7" style="mso-footnote-id:ftn7" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[7]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i><span lang="IT">Vita del giornale</span></i><span lang="IT">. <i>Corrispondenti d&rsquo;officina</i>, in &laquo;ON&raquo;, 5 febbraio 1921, p. 2.</span></span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn8" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref8" name="_ftn8" style="mso-footnote-id:ftn8" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[8]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i>Collaborazione operaia</i>, in &laquo;ON&raquo;, 30 ottobre 1921, p. 4.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn9" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref9" name="_ftn9" style="mso-footnote-id:ftn9" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[9]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cfr. i saggi raccolti in Cesare BERMANI, <i>Gramsci, gli intellettuali e la cultura proletaria</i>, Paderno Dugnano, Colibr&igrave;, 2007.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn10" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref10" name="_ftn10" style="mso-footnote-id:ftn10" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[10]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i><span lang="IT">Presentazione di uno scrittore proletario</span></i><span lang="IT">, in &laquo;ON&raquo;, I, 29, 6-13 dicembre 1919, p. 229. Cfr. Cesare BERMANI, <i>op. cit.</i>, p. 67n, che cita a sostegno della paternit&agrave; gramsciana del testo una testimonianza di Alfonso Leonetti.</span></span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn11" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref11" name="_ftn11" style="mso-footnote-id:ftn11" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[11]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cos&igrave; &egrave; firmato il racconto <i>Il fratricida</i>, in &laquo;ON&raquo;, 13 giugno 1921, p. 3 che narra la vera storia risalente al 1917 di un disoccupato divenuto guardia regia che uccise suo fratello in una manifestazione.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn12" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref12" name="_ftn12" style="mso-footnote-id:ftn12" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[12]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cos&igrave; definito nella rubrica <i>Commenti proletari </i>che presentava la<i> </i>sua &laquo;poesia proletaria&raquo;<i> Il lupo, la volpe, il bue</i>, in &laquo;ON&raquo;, 1&deg; agosto 1922, p. 3. Cfr. anche la<i> </i>poesia di Bonino dal titolo <i>La giustizia in terra</i>, in &laquo;ON&raquo;, 24 settembre 1922, p. 3.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn13" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref13" name="_ftn13" style="mso-footnote-id:ftn13" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[13]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cos&igrave; nella presentazione a Giuseppe FRONGIA, <i>Ombre nella luce</i>, in &laquo;ON&raquo;, 27 giugno 1921, p. 3, replicando alla &lsquo;stroncatura&rsquo; del racconto di Frongia succitato uscita in forma di lettera col titolo <i>Letteratura rivoluzionaria</i>, nel quotidiano cattolico &laquo;Il momento&raquo; del 14 giugno 1921.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn14" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref14" name="_ftn14" style="mso-footnote-id:ftn14" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[14]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. <i>Cultura proletaria</i>, in &laquo;ON&raquo;, 6 gennaio 1921, p. 3.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn15" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref15" name="_ftn15" style="mso-footnote-id:ftn15" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[15]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. <i>La costituzione della Sezione italiana del Prolet-kul&rsquo;t. I principi generali della nuova istituzione</i>, in &laquo;ON&raquo;, 16 settembre 1922, p. 2.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn16" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref16" name="_ftn16" style="mso-footnote-id:ftn16" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[16]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. <i>Concorso per una novella di operai</i>, in &laquo;ON&raquo;, 17 gennaio 1922, p. 5, e <i>Concorso letterario tra operai</i>, in &laquo;ON&raquo;, 3 aprile 1922, p. 2 dove si d&agrave; notizia dell&rsquo;arrivo di alcuni testi.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn17" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref17" name="_ftn17" style="mso-footnote-id:ftn17" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[17]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> 1+1+1=1, <i>Dinamite. Poesie Proletarie (Rosso + nero)</i>, Torino, Edizione dell&rsquo;Istituto di Cultura Proletaria, 1922.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn18" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref18" name="_ftn18" style="mso-footnote-id:ftn18" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[18]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. Farfa, <i>Tenerezze fresatorie</i>, in <i>Noi, miliardario della fantasia</i>, Milano, Edizioni La Prora, 1933, testo n. 34 dedicato agli &laquo;ex compagni meccanici / delle Industrie Metallurgiche / Fiat di Torino Via Cigna 115&raquo;, dove il poeta fu per qualche tempo operaio, spinto dal bisogno e dal fascino che le macchine esercitavano su di lui sin da ragazzo, fino a quando un incidente non lo persuase a lasciare il lavoro.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn19" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref19" name="_ftn19" style="mso-footnote-id:ftn19" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[19]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> 1+1+1=1, cit., pp. 3-5.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn20" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref20" name="_ftn20" style="mso-footnote-id:ftn20" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[20]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Ivi, p. 19.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn21" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref21" name="_ftn21" style="mso-footnote-id:ftn21" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[21]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. <i>L&rsquo;Istituto di Coltura </i>[sic]<i> Proletaria per le vittime politiche</i>, in &laquo;ON&raquo;, 20 giugno 1922, p. 5.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn22" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref22" name="_ftn22" style="mso-footnote-id:ftn22" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[22]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. Antonio GRAMSCI, <i>Marinetti rivoluzionario?</i>, in &laquo;ON&raquo;, 5 gennaio 1921, p. 2.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn23" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref23" name="_ftn23" style="mso-footnote-id:ftn23" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[23]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><i><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Una lettera di Antonio Gramsci</span></i><span lang="IT" style="font-size:10.0pt; font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> [1922], in Leone TROTSKY,<i> Letteratura arte libert&agrave;</i>, a cura di Livio Maitan e Tristan Sauvage, Milano, Schwarz, 1958, p. 37.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn24" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref24" name="_ftn24" style="mso-footnote-id:ftn24" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[24]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. Claudia SALARIS, <i>Storia del futurismo. Libri, giornali, manifesti</i>, Roma, Editori Riuniti, 1985, pp. 261-262 dove sono riportati ampi brani del testo.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn25" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="margin-top:.5pt;margin-right:0cm;margin-bottom:.5pt; margin-left:0cm;text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref25" name="_ftn25" style="mso-footnote-id:ftn25" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family: " times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[25]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Futuro militante comunista e direttore delle pagine letterarie de &laquo;l&rsquo;Humanit&eacute;&raquo;, Martinet fu tra l&rsquo;altro uno dei primi conoscenti cui nel 1934 Simone Weil comunic&ograve; la propria decisione di entrare in fabbrica.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn26" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="margin-top:.5pt;margin-right:0cm;margin-bottom:.5pt; margin-left:0cm;text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref26" name="_ftn26" style="mso-footnote-id:ftn26" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[26]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Marcel MARTINET, <i>L&rsquo;art prol&eacute;tarien</i>, in &laquo;l&rsquo;Effort libre&raquo;, IV, 14-15, giugno 1913, pp. 528-554.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn27" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref27" name="_ftn27" style="mso-footnote-id:ftn27" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[27]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Cfr. <span style="background: white">Ernest </span>FLORIAN-PARMENTIER,<i><span style="background:white"> </span></i>&laquo;<i><span style="background:white">D&eacute;mocratisme</span></i>&raquo;<i><span style="background: white"> et </span></i>&laquo;<i><span style="background:white">Prol&eacute;tarisme</span></i>&raquo;<span style="background:white">, in <i>Histoire&nbsp;contemporaine&nbsp;des&nbsp;lettres&nbsp;fran&ccedil;aises&nbsp;de 1885 &agrave; 1914</i>,&nbsp;</span>Paris, L. Figui&egrave;re, s. d. [1914],<span style="background:white"> pp. 335-336</span>.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn28" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref28" name="_ftn28" style="mso-footnote-id:ftn28" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[28]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Victor SERGE, <i>Une litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne est-elle possible?</i>, in &laquo;Clart&eacute;&raquo;, IV, 72, 1&deg; marzo 1926, pp. 121-124.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn29" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref29" name="_ftn29" style="mso-footnote-id:ftn29" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[29]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> <i>Pour une page de correspondance ouvri&egrave;re. Comment &eacute;crire</i>, in &laquo;l&rsquo;Humanit&eacute;&raquo;, 27 ottobre 1927, p. 2.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn30" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref30" name="_ftn30" style="mso-footnote-id:ftn30" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[30]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> <i>Notre enqu&ecirc;te</i>, in &laquo;Monde&raquo;, I, 9, 4 agosto 1928, p. 4.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn31" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref31" name="_ftn31" style="mso-footnote-id:ftn31" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[31]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Solo dopo le sue prese di posizione in favore della causa proletaria Poulaille si dedic&ograve; anche come scrittore al racconto letterario delle proprie origini, a partire dai volumi <i>Le pain quotidien</i> (1931) e <i>Les damn&eacute;s de la terre. 1906-1910</i> (1935) tradotti nel 1949 da Camillo Sbarbaro e<span style="background:white"> </span>Aldo Borlenghi per Mondadori. Dell&rsquo;autore francese si interess&ograve; anche Gramsci come dimostrano alcune sue note del 1934 in GRAMSCI Antonio, <i>Quaderni del carcere</i>, vol. III, ed. critica dell&rsquo;Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana, Torino, Einaudi, 1977<sup>2</sup>, p. 2248.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn32" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref32" name="_ftn32" style="mso-footnote-id:ftn32" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[32]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Henry POULAILLE, <i>Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire</i> [1930], Bassac, Plein Chant, 1986, p. 145.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn33" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref33" name="_ftn33" style="mso-footnote-id:ftn33" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[33]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Cfr. Michel RAGON, <i>op. cit.</i>, p. 24 dove si cita una dichiarazione di Lucien Jean: &laquo;Nous sommes tous des petits-fils de Rousseau, et nous ne sommes bons qu&rsquo;&agrave; nous confesser&laquo;.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn34" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref34" name="_ftn34" style="mso-footnote-id:ftn34" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:12.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[34]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;mso-ansi-language:FR"> Cfr. Andr&eacute; TH&Eacute;RIVE e L&eacute;on LEMONNIER, <i>Un Manifeste&nbsp;litt&eacute;raire: le roman populiste</i>, in &laquo;L&rsquo;&OElig;uvre&raquo;, 27 agosto 1929.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn35" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref35" name="_ftn35" style="mso-footnote-id:ftn35" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[35]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Henry POULAILLE, <i>Nouvel &acirc;ge litt&eacute;raire</i>, cit., p. 33.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn36" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref36" name="_ftn36" style="mso-footnote-id:ftn36" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[36]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Michel RAGON, <i>op. cit.</i>, p. 24.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn37" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref37" name="_ftn37" style="mso-footnote-id:ftn37" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[37]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> La <i>R&eacute;solution sur le mouvement litt&eacute;raire r&eacute;volutionnaire et prol&eacute;tarien international</i> fu edita in &laquo;La litt&eacute;rature de la r&eacute;volution mondiale&raquo;, novembre-dicembre 1931, ma qui la si cita da Jean-Pierre BERNARD,<i> Le Parti communiste fran&ccedil;ais et les probl&egrave;mes litt&eacute;raires (1920-1939)</i>, in &laquo;Revue fran&ccedil;aise de science politique&raquo;, XVII, 3, 1967, p. 528.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn38" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref38" name="_ftn38" style="mso-footnote-id:ftn38" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[38]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia"> Paul NIZAN, <i>Litt&eacute;rature r&eacute;volutionnaire en France</i>, in &laquo;La Revue des vivants&raquo;, VI, 9, settembre-ottobre 1932, pp. 393-400.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn39" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref39" name="_ftn39" style="mso-footnote-id:ftn39" title=""><sup><span new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[39]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Malgrado ci&ograve;, nel dopoguerra l&rsquo;etichetta di &laquo;scrittore proletario&raquo; &egrave; rimasta attiva ed editorialmente valida per autori lavoratori o figli di lavoratori che vi si sono riconosciuti con orgoglio. </span><span style="font-size:10.0pt; font-family:Constantia">Tra i pi&ugrave; significativi Georges NAVEL (<i>Travaux</i>, 1945), lo stesso RAGON (<i>Dr&ocirc;les de m&eacute;tiers</i>, 1953), Claire ETCHERELLI (<i>Elise ou la vraie vie</i>, 1967), Fran&ccedil;ois CAVANNA (<i>Les ritals</i>, 1978), Robert LINHART (<i>L&rsquo;&eacute;tabli</i>, 1978), Doroth&eacute;e LETESSIER (<i>Voyage &agrave; Paimpol</i>, 1980), Fran&ccedil;ois BON (<i>Sortie d&rsquo;usine</i>, 1982), Jean-Pierre LEVARAY (<i>Putain d&rsquo;usine</i>, 2002). Per una ricognizione meno frettolosa sulle dispute ideologiche su rievocate cfr. Jean-Michel P&Eacute;RU, <i>Une crise du champ litt&eacute;raire fran&ccedil;ais. Le d&eacute;bat sur la &laquo;litt&eacute;rature prol&eacute;tarienne&raquo; (1925-1935)</i>, in &laquo;Actes de la Recherche en Sciences sociales&raquo;, 89, settembre 1991, pp. 47-65.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn40" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref40" name="_ftn40" style="mso-footnote-id:ftn40" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family: " times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[40]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. Maria CORTI, <i>Il viaggio testuale</i>, Torino, Einaudi, 1978, p. 35: &laquo;c&rsquo;era di che far nascere una letteratura epicopopolare. Perch&eacute; non &egrave; nata e al suo posto &egrave; nato il neorealismo?&raquo;.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn41" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref41" name="_ftn41" style="mso-footnote-id:ftn41" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[41]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Elio VITTORINI, <i>Una nuova cultura</i>, in &laquo;Il Politecnico&raquo;[d&rsquo;ora in poi &laquo;P&raquo;], I, 1, 29 settembre 1945, p. 1.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn42" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref42" name="_ftn42" style="mso-footnote-id:ftn42" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[42]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> <i>Il Politecnico</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 4, 20 ottobre 1945, p. 1. Cfr. l&rsquo;analoga nota sulla prima pagina del n. 5: &laquo;si &egrave; scelto il compito speciale di fare da legame tra lavoratori manuali, lavoratori intellettuali e uomini di cultura vera e propri&raquo;.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn43" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref43" name="_ftn43" style="mso-footnote-id:ftn43" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family: " times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[43]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. Elio VITTORINI, <i>Gli anni<b> </b>del </i>&laquo;<i>Politecnico. Lettere 1945-1951</i>, a cura di Carlo Minoia, Torino, Einaudi 1977,<i> </i>pp. 28, 39, 42-43, 52, e in particolare la lettera al padre del 22 dicembre 1945: &laquo;Vorrei delle biografie autentiche di zolfatari, contadini delle varie categorie...&raquo; (p. 43).</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn44" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref44" name="_ftn44" style="mso-footnote-id:ftn44" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[44]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i>I lavoratori raccontano la fatica della loro esistenza</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 3, 13 ottobre 1945, p. 2.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn45" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref45" name="_ftn45" style="mso-footnote-id:ftn45" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[45]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i>Inchiesta sulla Montecatini</i>. <i>Esistenze ad Aulla tra le montagne e il mare</i>, in &laquo;P&raquo;, II, 20, 9 febbraio 1946, p. 2.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn46" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref46" name="_ftn46" style="mso-footnote-id:ftn46" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[46]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> <i>Il Politecnico e i suoi amici</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 11, 8 dicembre 1945, p. 4.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn47" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify;mso-pagination:widow-orphan lines-together"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref47" name="_ftn47" style="mso-footnote-id:ftn47" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family:" times=""><span style="mso-special-character: footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt; line-height:107%;font-family:" times="">[47]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. <i>Concorso per i nostri lettori</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 11, 8 dicembre 1945, p. 1.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn48" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref48" name="_ftn48" style="mso-footnote-id:ftn48" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[48]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Gianfranco PIAZZESI, <i>Necessit&agrave; di una cronaca</i>, in &laquo;Societ&agrave;&raquo;, I, 3, luglio-settembre 1945, pp. 6-9.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn49" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref49" name="_ftn49" style="mso-footnote-id:ftn49" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[49]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> <i>Letteratura d&rsquo;occasione</i>, in &laquo;Societ&agrave;&raquo;, I, 4, ottobre-dicembre 1945, p. 7.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn50" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref50" name="_ftn50" style="mso-footnote-id:ftn50" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[50]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Per un ricordo delle &laquo;montagne di manoscritti, la pi&ugrave; parte diari di guerra, di prigionia, di vita operaia&raquo;, ricevuti dalla redazione cfr. Franco FORTINI, <i>Che cosa &egrave; stato il </i>&laquo;<i>Politecnico&raquo;</i>, in <i>Dieci inverni</i> <i>1947-1957</i>, Milano, Feltrinelli, 1957, p. 45.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn51" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref51" name="_ftn51" style="mso-footnote-id:ftn51" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[51]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Franco CALAMANDREI, <i>Raccontare significa chiarire a noi stessi la vita</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 13-14, 22-29 dicembre, p. 8.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn52" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref52" name="_ftn52" style="mso-footnote-id:ftn52" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[52]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> <i>Gli adolescenti scrivono</i>, &laquo;P&raquo;, II, 16, 12 gennaio 1946, p. 4.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn53" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref53" name="_ftn53" style="mso-footnote-id:ftn53" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[53]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Nota a G. GRIECO, <i>All&rsquo;alba si</i> <i>chiudono gli occhi</i>,<i> </i>in &laquo;P&raquo;, II, 22, 23 febbraio 1946, p. 3. Cfr. anche M. CORTI, <i>op. cit.</i>, p. 37n secondo cui &laquo;nelle ultime righe si sente la penna di Vittorini&raquo;. Il racconto descrive invece la durezza della vita di alcuni operai costretti per mantenersi a fare turni anche di undici ore.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn54" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref54" name="_ftn54" style="mso-footnote-id:ftn54" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[54]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Franco CALAMANDREI, <i>Narrativa vince cronaca</i>, in &laquo;P&raquo;, I, 26, 23 marzo 1946, p. 3.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn55" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref55" name="_ftn55" style="mso-footnote-id:ftn55" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[55]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cfr. per entrambe <i>Rispondiamo ai nostri lettori</i>, in &laquo;P&raquo;, II, 27, 30 marzo 1946, p. 4.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn56" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref56" name="_ftn56" style="mso-footnote-id:ftn56" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[56]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Franco FORTINI,<i> Documenti e racconti</i>,<i> </i>in &laquo;P&raquo;, II, 28, 6 aprile 1946, p. 3.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn57" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref57" name="_ftn57" style="mso-footnote-id:ftn57" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[57]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Senza titolo, in &laquo;P&raquo;, II, 28, 6 aprile 1946, p. 1.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn58" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref58" name="_ftn58" style="mso-footnote-id:ftn58" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[58]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cfr. per questi aspetti anche Giovanni DI MALTA, &laquo;<i>Il Politecnico&raquo; settimanale e la guerra fredda</i>, in &laquo;OBLIO&raquo;, IV, 13, primavera 2014, pp. 33-54, letto solo dopo aver terminato la redazione di questo saggio che peraltro riprende l&rsquo;intervento inedito dal titolo <i>La cultura proletaria, tra Italia e Francia: aspirazioni e resistenze</i> presentato al Convegno <i>La milizia della cultura. Le riviste di cultura in Italia e in Europa dal 1945 al 1968</i> (Fondazione Salvatorelli, Marsciano, 3-6 novembre 2010).</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn59" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref59" name="_ftn59" style="mso-footnote-id:ftn59" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family: " times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[59]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Per quanto riguarda i lavoratori cfr. <i>Lamento dell&rsquo;operaia</i>. <i>Documento raccolto da Vincenzo De Rosa a Casamarciano (Napoli)</i>, in &laquo;P&raquo;, III, 35, gennaio-marzo 1947, p. 47; balia CAVAL, <i>Diario della mia vita</i>, in &laquo;P&raquo;, III, 36, settembre 1947, pp. 19-20, che una nota firmata M. R. a p. 19 specifica esser stato &laquo;purgato solo dagli errori di ortografia pi&ugrave; evidenti&raquo;; e poi anche Sergio CIVININI, <i>Il mio primo lavoro</i>, in &laquo;P&raquo;, III, 39, dicembre 1947, p. 17, racconto di un operaio diciassettenne che riusc&igrave; a diventare scrittore e giornalista di professione esordendo nel 1955 nella collana dei Gettoni grazie a Vittorini. Per approfondire l&rsquo;intera storia della rivista di Vittorini cfr. Marina ZANCAN, <i>Il progetto </i>&laquo;<i>Politecnico&raquo;</i>, Venezia, Marsilio, 1984.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn60" style="mso-element:footnote"> <p class="Didefault" style="text-align:justify"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref60" name="_ftn60" style="mso-footnote-id:ftn60" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-family: " times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:11.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[60]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt;font-family:Constantia;mso-ansi-language:IT"> Cfr. almeno Mario RENNA, <i>La creazione di un capo</i>, Aris ACCORNERO, <i>Vademecum di Celluloide</i> e Otello PACIFICO, <i>Limatore di piombo</i>, in &laquo;Il Contemporaneo&raquo;, II, 48, 10 dicembre 1955, pp. 6-8, primo, secondo e terzo classificato al concorso per il miglior articolo-testimonianza su <i>La condizione operaia in Italia: esperienze di </i>&laquo;<i>relazioni umane&raquo;</i>.</span><o:p></o:p></p> </div> <div id="ftn61" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref61" name="_ftn61" style="mso-footnote-id:ftn61" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[61]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> Cfr. almeno <i>Diarii e autobiografie di operai</i>, in <i>Inchiesta alla Fiat</i>, a cura di Giovanni Carocci,<i> </i>in &laquo;Nuovi argomenti&raquo;, VI, 31-32, marzo-giugno 1958, pp. 256-344.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> <div id="ftn62" style="mso-element:footnote"> <p class="citazione" style="margin:0cm;margin-bottom:.0001pt;line-height:normal"><a href="applewebdata://B7460198-9C8E-4A90-B2BD-65DB167F5CDA#_ftnref62" name="_ftn62" style="mso-footnote-id:ftn62" title=""><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;font-family:" times=""><span style="mso-special-character:footnote"><!--[if !supportFootnotes]--><sup><span lang="IT" new="" roman="" style="font-size:12.0pt;line-height:107%;font-family:" times="">[62]</span></sup><!--[endif]--></span></span></sup></a><span lang="IT" style="font-size:10.0pt"> <i>Catalogo generale</i> <i>delle edizioni Einaudi</i>, Torino, Einaudi, 1956, p. 69. Con parole quasi identiche Vittorini si esprimeva in una lettera a Calvino del 29 aprile 1955. Tra i primi titoli della collana si contano anche gli esordi del &laquo;procuratore di una ditta vinicola&raquo; Beppe Fenoglio (<i>I ventitr&eacute; giorni della citt&agrave; di Alba</i>, 1952), dell&rsquo;elettromeccanico Raul Lunardi (<i>Diario di un soldato semplice</i>, 1952) e dell&rsquo;&laquo;impiegato statale&raquo; Mario Rigoni Stern (<i>Il sergente della neve</i>, 1953). La prima e la terza professione sono specificate nel risvolto dei due volumi.</span><span lang="IT"><o:p></o:p></span></p> </div> </div>