<p style="text-align:justify"><span style="font-size:12pt"><span style="line-height:115%"><span style="font-family:&quot;Times New Roman&quot;, serif">I ventisei saggi riuniti nel volume in oggetto sono il risultato di un ampio progetto di ricerca condotto nel biennio 2011 e 2012 dal P&ocirc;le M&eacute;diterran&eacute;e dell&rsquo;Universit&agrave; Paris 8. Tutto l&rsquo;apparato critico e paratestuale, particolarmente ben curato (prefazione, riassunti, presentazione autori etc.), viene dato sia in italiano che in francese, mentre gli articoli sono o in italiano o in francese. L&rsquo;idea di fondo che li accomuna &egrave; indagare il rapporto della citt&agrave; con la produzione artistica e culturale. Napoli, luogo secolare di scambi e incontri, luogo di convergenze e contrasti, tra nord e sud, oriente e occidente, mare ed entroterra, aristocrazia e plebe, cultura alta e pratiche camorristiche, si presta in particolar modo a disamine incrociate. E non stupisce che l&rsquo;idea di un simile progetto attorno a Napoli venga da un&rsquo;&eacute;quipe di ricercatori facente capo a un&rsquo;universit&agrave; d&rsquo;oltralpe. La Francia, si sa, ha intessuto nel tempo solidi legami con la citt&agrave; partenopea; studiosi e intellettuali francesi hanno dedicato a Napoli lavori di notevole levatura. A questo proposito, meritano menzione gli studi della geografa Colette Vallat (<i>Naples: D&eacute;mythifier la ville</i>, <i>Naples: Le Paradis et les Diables</i>), al cui seminario interdisciplinare <i>Clich&eacute;s Italiens, images de Naples: b&acirc;tir la modernit&eacute;</i> partecipai qualche anno fa; nonch&eacute; i noti libri su Napoli dello scrittore e critico Jean-No&euml;l Schifano, ex direttore dell&rsquo;Institut fran&ccedil;ais di Napoli, citt&agrave; che gli ha conferito la cittadinanza onoraria. E come dimenticare che, fin dal Settecento, Napoli &egrave; stata una tappa imprescindibile del <i>tour</i> d&rsquo;Italia in voga presso artisti, letterati e aristocratici francesi? I racconti e resoconti napoletani di Stendhal, Sade o Dumas, hanno avuto ristampe recenti e sono facilmente reperibili in Francia. Il perdurare dell&#39;attrattivit&agrave; esercitata dalla citt&agrave; partenopea in Francia &egrave; percettibile nel mondo accademico e nell&rsquo;italianismo; la letteratura napoletana contemporanea, argomento del concorso per l&rsquo;insegnamento secondario nel 2003, ha suscitato una notevole produzione critica: il numero 24/2003 della rivista &laquo; Narrativa &raquo; intitolato <i>Napoli e dintorni</i>, diversi articoli su &laquo; Chroniques Italiennes &raquo; (2003 e 2004), la rivista &laquo; Scena aperta &raquo; dedicata al teatro napoletano. Quest&rsquo;anno ancora un seminario della prestigiosa &Eacute;cole Nationale Sup&eacute;rieure verte sui percorsi letterari napoletani dal dopoguerra ai nostri giorni. V&rsquo;&egrave; da dire che la focalizzazione sull&rsquo;epoca contemporanea, lungi dall&#39;essere casuale, trova diretta giustificazione nella qualit&agrave; della produzione letteraria, teatrale e cinematografica. E, fatto non trascurabile, spesso la diffusione della nuova generazione di scrittori e artisti napoletani (Braucci, Montesano, De Luca, Parrella, Starnone) ha permesso di rivalutare la generazione precedente (Ortese, La Capria, Rea) e viceversa. </span></span></span></p> <p style="text-align:justify"><span style="font-size:12pt"><span style="line-height:115%"><span style="font-family:&quot;Times New Roman&quot;, serif">Il volume curato da Camillo Faverzani si inserisce in entrambi i filoni: nella lunga tradizione di passione francese per Napoli e nella corrente di&nbsp; rinnovato interesse, in Italia come in Francia e altrove, per la produzione artistica di e su Napoli. Nota distintiva della raccolta &egrave; l&rsquo;angolo visuale marcatamente e volutamente pluridisciplinare: la diversit&agrave; di approcci e la ricchezza tematica permettono un confronto, diacronico e sincronico, assai fecondo. L&rsquo;utile suddivisione del volume in quattro sezioni fornisce un solido filo analitico che attraversa le arti e i secoli. La prima sezione, <i>Napoli capitale artistica e musicale</i>, riunisce oltre a qualche saggio sulle rappresentazioni artistiche del sacro e del profano, diversi studi sulla musica e sulla vita canora della citt&agrave; &laquo; laboratorio stimolante &raquo;. La seconda sezione<i>, Napoli, o dell&rsquo;uso delle arti a scopo politico</i>, propone riflessioni appassionanti sull&rsquo;uso e sull&rsquo;abuso di pratiche artistiche che il potere vorrebbe al suo servizio ma che spesso ad esso si sottraggono o si ribellano. Segue la sezione pi&ugrave; cospicua, <i>Napoli oggetto letterario</i>, i cui contributi spaziano da Boccaccio a Raffaele La Capria, passando per Tasso, Basile, Serao, Rea etc., proponendo un ampio spettro delle rappresentazioni letterarie di Napoli. Chiude il volume la sezione <i>Il mito di Napoli</i>, in cui si incrociano sguardi italiani e stranieri, letterari e figurativi o cinematografici, a sottolineare l&rsquo;eccesso di immaginari e fantasmi ancora suscitati dalla citt&agrave; in tempi recenti. </span></span></span></p> <p style="text-align:justify"><span style="font-size:12pt"><span style="line-height:115%"><span style="font-family:&quot;Times New Roman&quot;, serif">Nello spazio breve di questa recensione mi &egrave; impossibile rendere conto di ciascun contributo. Mi limiter&ograve; a menzionarne alcuni, tra i pi&ugrave; vicini al mio campo di studi, che per gli argomenti trattati permettono anche di esplicitare la complessit&agrave; e la variet&agrave; della raccolta. A cominciare dall&rsquo;articolo di Luca Salza, <i>Quand la pl&egrave;be parle. Naples 1970</i>, nel quale i movimenti degli anni &rsquo;70 e le loro lotte vengono considerati un&rsquo;attualizzazione dei sollevamenti della plebe napoletana; con la differenza che i &laquo; lazzari &raquo; del post 1968 si muovono nella modernit&agrave; di una &laquo; citt&agrave;-mondo &raquo;, e perci&ograve; mostrano una sorprendente capacit&agrave; di ibridazione linguistica: la ripresa creativa del dialetto, la nuova napoletanit&agrave;, investono anche la creazione artistica. Maria Rosa Chiapparo si interroga invece sulla costruzione di una visione della modernit&agrave;, tutta in negativo, analizzando con finezza le rappresentazioni trasmesse da Matilde Serao e dalla rivista &laquo; Napoli Monitor &raquo;. Vincent d&rsquo;Orlando, nel suo articolo sull&rsquo;opera di Domenico Rea, inverte i termini abituali del discorso: se nella metafora tradizionale Napoli viene assimilata a una citt&agrave; corpo, nell&rsquo;opera di Rea sono i corpi a formare una cultura napoletana, e meridionale estensivamente intesa. Tutt&rsquo;altro che carnale &egrave; la rappresentazione di Napoli proposta da La Capria, basti pensare ai suoi testi pi&ugrave; noti, <i>Ferito a morte</i> e<i> L&rsquo;armonia perduta</i>: nel suo articolo, Nives Trentini mostra come l&rsquo;autore si sia messo alla ricerca della psico-storia di Napoli, ricerca nostalgica di qualcosa che non c&rsquo;&egrave; mai stato eppure &egrave; profondamente ancorato alla civilt&agrave; partenopea. Un accenno anche al saggio di Costanza Ferrini, <i>L&rsquo;eccesso di immaginari di Napoli</i>, perch&eacute; propone una bella carrellata comparativa di tentativi letterari recenti (De Luca, Ortese, La Capria, Montesano, Parrella, Cilento, e altri), esplorazioni e rappresentazioni dei molteplici territori e spazi di una citt&agrave; su cui e in cui proliferano miti e fantasmi. Da leggersi, questo saggio e tutto il volume, come un ammonimento: Napoli ha mille volti, sembra sottrarsi ai clich&eacute; pur nutrendoli, in una oscillazione tra poli che non sono pi&ugrave; le due Napoli, i vicoli e il golfo, il Mediterraneo e l&rsquo;entroterra, la plebe e i borghesi, la storia e la natura; Napoli &egrave; pluralit&agrave;, &egrave; sfaccettatura, sono&nbsp; mondi coesistenti dove creazione artistica e degrado convivono nel medesimo spazio di mito e realt&agrave;. </span></span></span></p>