<p align="center" style="text-align:center; text-indent:17pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><b><span lang="IT" style="font-size:16.0pt"><span style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Christiana de Caldas Brito</span></span></b></span></span></p> <p align="center" style="text-align:center; text-indent:17pt">&nbsp;</p> <p align="center" style="text-align:center; text-indent:17pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><b><i><span lang="IT" style="font-size:18.0pt"><span style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif"><span style="color:#0033cc">I due fal&ograve;</span></span></span></i></b></span></span></p> <p style="text-indent:17pt">&nbsp;</p> <p style="text-indent:17pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:17pt">&nbsp;</p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Forse perch&eacute; sono stata creata in campagna e da bambina mi piaceva salire sugli alberi. Forse perch&eacute; avevo una quercia in fondo al giardino. Mi arrampicavo sul suo tronco liscio fino agli ultimi rami. Lass&ugrave;, nessuno mi disturbava. Restavo in alto, le gambe che penzolavano in aria, a leggere. Non mi interessava il mondo di sotto, la realt&agrave; di casa mia. La quercia e i libri erano la mia realt&agrave;. Nascosta tra il fogliame dei robusti rami, con la lettura imparavo la vita.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Se cominciassi cos&igrave;, la mia potrebbe essere la normale storia di una ragazza qualunque. In realt&agrave;, &egrave; una terribile storia.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">A scuola andavo bene, le mie compagne erano brave ragazze. Per i miei familiari, l&rsquo;unico mio problema era stare sempre a leggere in alto alla quercia. &ldquo;Un giorno, butto gi&ugrave; quell&rsquo;albero&rdquo;, diceva pap&agrave;. Io gli rispondevo che di querce ce n&rsquo;erano tante, che ne avrei trovata un&rsquo;altra su cui arrampicarmi. Ma temevo che mettesse in atto le sue minacce. La mia quercia non era affatto come le altre. Oltre ad essere la pi&ugrave; alta, era stato tra i suoi rami che avevo seguito le marachelle di Max e Moritz e che avevo pianto per la sfortunata vita di Anne Frank. Molte volte avevo lasciato senza risposta le chiamate di mia madre, non perch&eacute; non le avessi voluto rispondere, ma perch&eacute; la mia attenzione era su un fragile e biondo bambino che amava una rosa o perch&eacute; ero stravolta dal cambiamento di un pacifico dottore in un crudele assassino. Sulla quercia, mi domandavo com&rsquo;era possibile che un uomo normale si svegliasse trasformato in uno schifoso insetto o come mai una ragazza attraversava degli specchi e si avventurava in un mondo sconosciuto. I libri mi preparavano, a mia insaputa, ad affrontare quello che sarebbe stato un non facile destino. </span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Mia madre mi aveva spiegato come una ragazza diventava donna. Ci sarebbe stato un segnale. &ldquo;In quei giorni, non potrai salire sulla tua quercia&rdquo;, mi disse.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Diventai donna con <i>Il Conte di Montecristo</i>, in alto alla quercia.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">La mia vita non era cambiata un granch&eacute;; mi sentivo la ragazza di sempre, con le stesse abitudini semplici e la bizzarria di leggere in alto al mio albero. Continuai ad andarci anche in &ldquo;quei giorni&rdquo;. Con il buio rientravo a casa e anche se un&rsquo;inattesa pioggia mi obbligava a lasciare la quercia, lo facevo solo quando sentivo le grida di mamma, intercalate dalle gocce: &ldquo;Gianella, scendi che piove!&rdquo;.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Una volta, avevo portato in alto alla quercia i miei compiti di francese e matematica. Era quasi notte quando scesi. Stavo per raggiungere la veranda di casa quando Leonardo, il pi&ugrave; odioso degli amici dei miei fratelli, si avvicin&ograve; a me e, come se volesse raccontarmi un segreto, cerc&ograve; di baciarmi in bocca. Quell&rsquo;antipatico si meritava uno schiaffo ma avevo le mani piene di libri. Gli diedi una ginocchiata al posto giusto. Nonostante il buio, risalii sulla quercia per consumare la mia rabbia.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Leonardo non ci prov&ograve; pi&ugrave;. A dire il vero, a Nicol&ograve; avrei concesso volentieri un bacio, ma Nicol&ograve; era timido e a baciarmi non aveva mai provato.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">In famiglia non mi trovavo bene. I miei fratelli creavano un baccano con le loro liti. Mamma era sempre indaffarata, mio padre, assente. Dall&rsquo;alto della quercia, tutto questo mi sembrava lontano e sopportabile. Quello che non ho mai potuto accettare &egrave; stato&hellip; &egrave; stato&hellip; come chiamare quel pizzico di straordinario che entr&ograve; nella mia vita, portando via la mia serenit&agrave;? Una storia cos&igrave; non la meritavo.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">&ldquo;Come pu&ograve; una ragazza far capire ad un ragazzo che lui le piace?&rdquo;. Forse ho sbagliato nel porgere la domanda a mia madre. Lei volle subito sapere il nome del ragazzo. Le parlai di Nicol&ograve;. Non se lo ricordava bene. Difatti, Nicol&ograve; veniva a casa nostra una volta ogni tanto per aiutare uno dei miei fratelli nei compiti di fisica. La prima volta che l&rsquo;avevo visto, lui e mio fratello studiavano in sala da pranzo. Io ero entrata improvvisamente. Nicol&ograve; si alz&ograve; e mi salut&ograve; con la testa. Sembrava un soldato in attenti. No, dico una bugia. Furono pi&ugrave; i suoi occhi a salutarmi e il suo sguardo non aveva nulla da militare. Io ero l&igrave;, impalata, senza saper cosa fare. Siddharta mi scivol&ograve; dalle mani.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">&nbsp;&ldquo;Hai capito, Gianella?&rdquo;. Mamma aveva tratto una conclusione da un ragionamento che non avevo assolutamente sentito. &ldquo;Se sei una ragazza seria, cos&igrave; devi comportarti&rdquo;. Feci di s&igrave; con la testa e non ebbi il coraggio di chiederle di ripetere. E se io non fossi una ragazza seria? Capii allora che le ragazze si dividono in &ldquo;buone&rdquo; e in &ldquo;poco serie&rdquo; a partire dal momento che trovano simpatico un ragazzo. Mamma fin&igrave; per dire che i ragazzi disprezzavano le ragazze invaghite di loro.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Decisi che Nicol&ograve; non mi avrebbe affatto disprezzata. Non entrai pi&ugrave; nella sala da pranzo quando lui era l&igrave; a far lezione a mio fratello.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Distratta da tante letture in alto alla quercia, non badai alla mancanza di quel segnale che mi aveva resa donna. Aprile, maggio e giugno erano passati e&hellip; niente. A luglio, cominciai a sentire dolori in pancia. Il mio ventre era un po&rsquo; gonfio. Dissi a mamma quello che mi succedeva e lei si allarm&ograve;. Volle sapere se Nicol&ograve; e io ci eravamo incontrati. Davanti al mio diniego, domand&ograve; se qualcun altro si era avvicinato a me. Sono state inutili le mie parole. Mamma affermava che i fatti parlavano e lei credeva ai fatti. Mi proib&igrave; di salire sulla quercia e disse che doveva comunicare a mio padre quel che era successo.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Dopo cena, Pap&agrave; venne in camera mia. Entr&ograve; senza bussare. Leggevo <i>La sonata a Kreutzer</i>. Lui strapp&ograve; il libro dalle mie mani: &ldquo;Tua madre mi ha detto tutto!&rdquo;. Butt&ograve; con violenza il libro sul pavimento, lo pest&ograve; e, pieno di furore, prese altri libri dalle mensole. Li scaravent&ograve; contro la parete, contro lo specchio dell&rsquo;armadio, contro la scrivania. &ldquo;Chi &egrave; il padre?&rdquo; gridava e scalciava i libri sparsi sul pavimento. Capii che faceva con i libri quello che avrebbe voluto fare con me. &ldquo;Li brucer&ograve; tutti!&rdquo; url&ograve;. Usc&igrave; dalla camera sbattendo la porta: &ldquo;Li brucer&ograve;, vedrai!&rdquo;.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Parlava sul serio. Il giorno dopo, torn&ograve; con un sacco dove scaravent&ograve; i miei libri. Si preparava a bruciare il mio mondo.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Il fumo del fal&ograve; - il primo - si alz&ograve; alto in giardino, pi&ugrave; alto della mia quercia. </span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Quella stessa settimana, mia madre fiss&ograve; un appuntamento con una dottoressa che abitava lontano. Mio padre ci avrebbe accompagnato con la macchina.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Ogni essere con una vita semplice e innocente, da un momento all&rsquo;altro e a sua insaputa pu&ograve; trasformarsi in un mostro. Era successo a Gregorio Samsa.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Il destino non d&agrave; avvertimenti. Non prepara gli animi a quello che ha riservato ad ognuno di noi. Anzi, si diverte a sorprenderci.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">La dottoressa mi incitava a confessare cose che non erano successe. Mi fece un&rsquo;ecografia. La vidi a disagio mentre guardava lo schermo. &ldquo;Devo parlare con i tuoi&rdquo;, mi disse, molto seria. Cercava le parole per rivelare ai miei genitori che io ero, s&igrave;, incinta ma&hellip; esitava nel dire quello che aveva visto. Ai miei genitori domand&ograve; se avevo l&rsquo;abitudine di salire sugli alberi. Al loro assenso, lei chiar&igrave; che la vita che stava crescendo dentro di me, il seme che si era annidato nella mia parte pi&ugrave; intima, era&hellip; era&hellip; il seme di un albero. Mia madre abbass&ograve; la testa e disse: &ldquo;Di una quercia&rdquo;. La dottoressa continu&ograve;: &ldquo;Il seme di un albero ha trovato in vostra figlia l&rsquo;umidit&agrave; e il calore necessari alla sua crescita&rdquo;.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Fu fissato l&rsquo;intervento. La dottoressa tolse la vita che si era avventurata dentro di me. Mise dentro ad un vetro con la formalina una pianta piccola piccola. Avrei volentieri ripreso l&rsquo;abitudine di salire sul mio albero, ma quando tornai dall&rsquo;ospedale, la quercia si era ammalata. Aveva il tronco pieno di parassiti, le sue foglie si erano ingiallite. L&rsquo;hanno dovuta abbattere.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Un fal&ograve; &ndash;&nbsp; il secondo &ndash;&nbsp; consum&ograve; il suo legno. Il fumo si alz&ograve; cos&igrave; in alto che disegn&ograve; nel cielo una fronte scura. Sembrava una nuvola da temporale. </span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Nel compiere diciotto anni, lasciai la mia famiglia per andare a lavorare nel pi&ugrave; grande vivaio di una citt&agrave; distante.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Conduco una vita solitaria, ore e ore chiusa in serra, in mezzo alle piante.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">La mia casa &egrave; in mezzo ad un bosco dove crescono tutti i tipi di alberi, ma non le querce. Ho provato varie volte a piantarle ma non attecchiscono. Ogni pomeriggio, faccio lunghe camminate a piedi.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt"><span style="font-size:12pt"><span style="font-family:&quot;Calibri&quot;, sans-serif"><span lang="IT" style="font-family:&quot;Georgia&quot;,serif">Di notte, quasi sempre sogno quel delicato ramoscello che la dottoressa ha messo dentro al vetro. Il ramoscello cresce, cresce, rompe il vetro e continua a crescere, fino a diventare una quercia enorme che occupa tutto lo spazio del sogno.</span></span></span></p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p>&nbsp; <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> </p> <p style="text-align:justify; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p align="right" style="text-align:right; text-indent:11.35pt">&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p>